Regia di Martin McDonagh vedi scheda film
VENEZIA 74 - CONCORSO - PREMIO PER LA MIGLIORE SCENEGGIATURA A MARTIN MC DONAGH
Lungo una strada periferica che porta alla città di Ebbing, pieno Sud degli States, zona Missouri, un giorno tre cartelloni pubblicitari inutilizzati da quasi trent'anni trovano nuova vita quando altrettanti manifesti a sfondo rosso ne iniziano a ricoprire la smisurata superficie: il problema è che tutti e tre caldeggiano, con forte vena polemica, la riapertura di un brutale caso di omicidio di una adolescente, rimasto irrisolto dopo quasi un anno dal ritrovamento del cadavere, stuprato e dato alle fiamme proprio nei pressi di quel pianoro. Le scritte inneggiano apertamente alla inadeguatezza dello sceriffo della contea, in realtà al contrario assai rispettato dai cittadini, seppur circondato da sottoposti inadeguati, grevi ed intolleranti verso le minoranze o i più deboli.
La vicenda riapre tensioni e accende vampate ritenute impossibili da innescare fino solo al giorno prima, creando una vita da incubo innanzi tutto per la tenace madre denunciante, in cerca di giustizia e verità: Mildred Haynes, donna dura, astiosa e arguta, ma anche giusta e provata da un matrimonio infelice con un uomo violento che l'ha lasciata per una avvenente teenager.
Senza anticipare altro della elaboratissima vicenda e degli straordinari personaggi che la popolano, Three billboards appare certo un film costruito per appassionare con i suoi numerosi personaggi forti e/o sopra le righe, ma anche scritti benissimo ed interpretati in modo straordinario da un cast che regala emozioni a fior di pelle: Frances McDormand, (Coppa Volpi subito qui a Venezia!!! Non ci sono dubbi al riguardo!), in un ruolo che, se possibile, supera per passione ed amabile controversa sfaccettatura, i già meravigliosi tratti femminili già straordinariamente tracciati in precedenza dalla fantastica attrice.
E se Woody Harrelson brilla e commuove nei panni del dolente ma ironico sceriffo dai giorni contati William Willoughby, finisce per essere il volgare e gretto suo vice ottuso e razzista e complessato da madre impegnativa, il famigerato Dixon - alias Sam Rockwell - Coppa Volpi ideale pure per lui!!) a soffiargli al fotofinish il premio simpatia e commozione, dopo un complesso ed accurato processo di redenzione-maturazione portato avanti dalle circostanze e dal destino.
Tra gli altri attori di un vasto ed oculatissimo cast di ottimi professionisti, mi piace citare anche uno dei pochi che, pagandone pure un prezzo considerevole, finisce per porgere l'altra guancia trasformandosi, in più di una occasione, in agnello sacrificale: il rosso e qui ironico, oltre che dolente, Caleb Landry Jones, davvero lodevole.
Ma Three billboards, che segna il ritorno in regia di quel Martin McDonaugh di 7 Psicopatici e In Bruges, non è un film che si piange addosso, quanto piuttosto un elaboratissimo e piuttosto irreale, ma appassionante intrigo incentrato sulla esigenza di giustizia che degenera, valica i limiti della tolleranza trasformandosi in vendetta e inevitabile pregiudizio ed intolleranza, ove le vittime possono tramutarsi in veri e propri carnefici intentu nel tentativo di sbrogliare una matassa sempre più oscuramente controversa.
Uno dei gioielli del Concorso a Venezia 74.
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