Regia di Martin McDonagh vedi scheda film
Ed ecco che i sentimenti più veri e "sinceri" della provincia americana (in realtà, in qualunque paese si veda il film ci si può identificare), sono messi alla berlina da Martin McDonagh. Dimostrando che, tali sentimenti o, per meglio dire, convinzioni, riguardanti il senso di giustizia, il razzismo, la violenza fine a sé stessa, possano barcollare una volta gettata benzina sulle fiamme. O sui manifesti. I protagonisti, magistralmente capitanati da Frances McDormand, con la sua maschera da donna incazzata (qui, come nel film, il politically correct non esiste) col mondo. Affiancata da un altrettanto stupendo Sam Rockwell, giovane poliziotto manesco ma, in fondo, "bambacione", si uniranno, nel finale, alla ricerca dello stupratore che sette mesi prima provocò la morte della figlia di Mildred (McDormand). E, per tale motivo, Mildred ha scatenato una guerra "psicologica" contro la polizia locale, capitanato da un altrettanto magnifico Woody Harrelson. Da molti, definita una "black comedy"; in realtà, tale definizione riguarda, più che altro, i dialoghi, molto "tarantiniani". Ma, è un film puramente drammatico, dove, non solo è la McDormand a primeggiare nella sua ricerca di vendetta (forse?). Ma anche i personaggi secondari hanno un grande spazio, vedasi il personaggio di Harrelson. Quindi, molta riflessione e tanti spunti. Meritato il premio per la sceneggiatura a Venezia.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta