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Tre manifesti a Ebbing, Missouri

Regia di Martin McDonagh vedi scheda film

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La recensione su Tre manifesti a Ebbing, Missouri

di supadany
9 stelle

Giunto al terzo lungometraggio, Martin McDonagh ha trovato la quadratura del cerchio. Si addentra con sicurezza nel solco di un'ironia nera come la pece e lancia una distesa sconfinata di dialoghi lussureggianti, ma anche il plot ha tutte le motivazioni del caso, affondando le radici nell'abulia della desolata provincia americana. Una leccornia.

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Una madre è disposta a tutto pur di offrire il meglio ai propri figli, ma può andare anche oltre quando si tratta di cercare giustizia per l’assassinio di uno di loro. In una circostanza del genere, c’è chi si lascia andare allo sconforto e chi - pur soffrendo un dolore lacerante - acquisisce una forza d’animo tale da consentirle di moltiplicare le sue energie e prepararsi a una lunga e impervia lotta, perché per capire occorre del tempo e a volte una risposta nemmeno esiste.

Questo è quanto avviene a Mildred Hayes, interpretata dalla combattiva Frances McDormand, una tra le tante reminescenze estrapolate dal cinema dei fratelli Coen, con una traccia che va ben oltre la ricerca di un colpevole, grazie a un taglio gergale degno di comparire tra i più fulgidi esemplari di dark humour e a un tripudio di comportamenti rigorosamente politically uncorrect. Affondi imprescindibili, anche perché sulle istituzioni, e tanto più sulle tante persone prive di comprensione che affollano le strade, ci sarebbe molto da ridire.

Sono trascorsi alcuni mesi da quando Mildred Hayes (Frances McDormand) ha subito la perdita della figlia, stuprata e successivamente bruciata viva. Le indagini condotte dallo sceriffo Bill Willoughby (Woody Harrelson) e dal suo braccio destro Jason Dixon (Sam Rockwell) non hanno prodotto frutto alcuno, tanto che la donna fa coincidere il suo ritorno nel piccolo centro di Ebbing con un’altisonante affissione pubblicitaria, con la volontà di richiamare l’attenzione generale, soprattutto per via di toni decisamente accesi.

La sua insistenza irrita la polizia, accusata di non impegnarsi come il caso richiederebbe, e in paese sembra dare fastidio quasi a tutti. Stando così le cose, il suo scontro con gran parte della comunità, compreso il suo ex marito Charlie (John Hawkes), non può che ingigantirsi - giorno dopo giorno - generando nuove ferite, arrivando a smuovere qualche coscienza. Anche tra le più insospettabili.

 

Frances McDormand

Tre manifesti a Ebbing, Missouri (2017): Frances McDormand

 

Tre manifesti a Ebbing, Missouri è il terzo lungometraggio di Martin McDonagh e potrebbe essere il definitivo trampolino di lancio per l’autore britannico, che nel 2008 aveva già convinto tutti con In Bruges – La coscienza dell’assassino (mentre il successivo 7 psicopatici è stato un mezzo passo indietro).

Nove anni dopo, la ciambella gli è uscita nuovamente con il buco. Il suo operato è brillante in tutte le sue diramazioni, a cominciare dalla sceneggiatura, uno spartito scoppiettante, senza note realmente stonate e portato per sua naturale composizione a produrre una serie continuativa di confronti incendiari. Ne consegue una miccia perennemente accesa, che coinvolge un importante quantitativo di personaggi, regalando a ognuno di loro (almeno) un momento di gloria, seguendo l’imprinting della migliore scuola corale.

A questa peculiarità verticale (singoli incontri a cascata), segue lo svolgimento orizzontale della trama vera e propria, che riesce a essere continuativamente sorprendente con una facilità disarmante, a volte eccedendo, ma sempre a fin di bene (equilibrio della pellicola), d’altronde, tra uomini gettati nel vuoto dalla finestra, un monologo che riduce in poltiglia il parroco locale, centrali della polizia in fiamme, suggerimenti che sembrano più che altro minacce, nani - il mitico Peter Dinklage - con la vena da latin lover ed elementi esterni che sembrano intoccabili, l’andamento non offre mai il fianco all'impasse.  

Questa scrittura - tanto abbondante quanto puntuale - esalta un cast assortito, zeppo di volti intriganti, perfetti per abitare una piccola comunità ricolma di personalità scarsamente inclini a starsene buone al proprio posto.

Frances McDormand risponde presente di fronte a una richiesta di temperamento che non prevede addomesticamenti per abbracciare un volto che emerga dal basso dei sopraffatti sistematici, facendo ricorso a un’espressività variopinta e smorfie coloritamente off, Woody Harrelson regge il tumultuoso confronto diretto avvalendosi di un personaggio che racchiude in sé inclinazioni tanto aspre quanto umanamente impegnative e Sam Rockwell è una canaglia - per niente adorabile - quando è il momento di lanciare schegge di follia, così come è capace di trasformarsi a 360° quando arriva la grande occasione per trasformarsi in tutt'altro. Per tutti e tre, non ci sarebbe nulla di cui stupirsi qualora arrivassero premi importanti nei prossimi mesi, mentre il resto del cast è penetrante, potendo contare su un esuberante Peter Dinklage, una provata Abbie Cornish, Caleb Landry Jones in versione bersaglio per chi intorno al suo personaggio non vuole sentire ragioni e, per chiudere, il solito carattere poco raccomandabile di John Hawkes.

Questo pregevole lavoro d’insieme rientra senza tante paturnie tra i migliori risultati prodotti dai casting negli ultimi anni, occupando una posizione privilegiata tra le tante qualità che appartengono alla pellicola.

Tra queste, vanno ancora menzionati alcuni concetti astratti, per cui un paio di forzature evidenti non fanno altro che rientrare nella voluta logica dell’irrazionalità che ammorba il sistema sociale, in quel vano portaoggetti che non può contenere tutto, perché alcune cose non ci sono date di sapere e anche quando le certezze appaiono solide, chissà che qualcuno dai piani superiori non ci metta lo zampino con (presunte) prove incontrovertibili.

 

Sam Rockwell, Woody Harrelson

Tre manifesti a Ebbing, Missouri (2017): Sam Rockwell, Woody Harrelson

 

In virtù anche di alcune finezze, come la dicotomia direzionale tra l’inizio e il finale - stessa strada, senso di marcia opposto, obiettivo (forse) uguale -, quei dettagli lanciati nel maremagnum della dialettica e poi ripresi, tra chiacchiere da bar e le seconde occasioni, che anche se non vanno in porto valgono il prezzo dell’impegno, Tre manifesti a Ebbing, Missouri ha tutte le carte in regola per rientrare tra i film dell’anno e anche qualora non vi riuscisse in fase di concorsi e premi, nessuno potrà togliergli i suoi magnifici rimbalzi di parole, quei calembour - così estasiatamente borderline eppure sempre  drammaticamente congrui - che solo una penna spigliata, sapiente e tagliente può attivare, personaggi che vivono di luce propria e quella capacità di mettersi subito in moto e di non fermarsi mai, nemmeno quando è il turno della scritta The end (senza l’obbligo di aggiungere un happy davanti).

Corrosivo nelle viscere, sguinzagliato ma altrettanto organizzato, adorando divagare con le parole, ma anche legato ai valori della vita reale che uccide ogni senso scatenando l'astio della plebe, confermandosi privo di smussature, fino all’ultimo fotogramma.

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Ultimi commenti

  1. Carica precedenti
  2. LAMPUR
    di LAMPUR

    Concordo sulle elucubrazioni mentali, e anche sul particolare momento di visione e, non ultime, le nostre evoluzioni di critici cinematografici, che mi hanno spiazzato da solo, in occasione, ad esempio, della re(visione de La promessa

    1. supadany
      di supadany

      "Spiazzarsi da soli" non è male, vuol dire che si vivono i film mentre li si guarda.
      ;-)

  3. Ramses72
    di Ramses72

    Film piatto senza personalità, banale, pieno di sbadigli. ..

    1. supadany
      di supadany

      Visto che scrivi in fondo alla mia recensione, non dovrei nemmeno specificarlo, ma non posso esimermi dal sottolineare come ci troviamo agli antipodi nel giudizio di questo film.
      :)
      Poco male, c'è spazio per tutti, già "Tre manifesti a Ebbing, Missouri" ha uno degli indici di gradimento più elevati che riesco a ricordare (già solo nella media voto su queste pagine: //www.filmtv.it/film/136546/tre-manifesti-a-ebbing-missouri/voti/ con oltre l'80% di valutazioni attestate su un giudizio positivo), ma chiaramente non si può soddisfare tutti, tanto più quando si valuta cosa sia originale e/o divertente.
      ;-)

  4. LaLaLander
    di LaLaLander

    Mi è piaciuto ma l'ho trovato eccessivo. Regista britannico ma copione molto USA. Dalle molotov in avanti si fa prendere un po' la mano.

    1. supadany
      di supadany

      L'essere eccessivo rientra nella cifra stilistica, nei picchi di ferocia di un tragitto che da interiore diventa sempre più appariscente, quantunque saremmo "sopravvissuti" anche senza molotov, giusto per fare un esempio.
      ;-)

    2. LaLaLander
      di LaLaLander

      Eccessivo era giustappunto riferito al dalle molotov in avanti. ;-)

    3. supadany
      di supadany

      :)

  5. claudio1959
    di claudio1959

    Oggi ho incontrato il mio. Amico Farinotti che scrive su Libero secondo lui 3 manifesti assolutamente meritevole del premio Oscar come miglior film, non assegnarlo a lui sarebbe folle.

    1. supadany
      di supadany

      Ho amato alla follia questo film, ma il mio "Oscar agree" finisce a "La forma dell'acqua" (mi manca giusto "Il filo nascosto", che guarderò giovedì prossimo, appena esce). Tu l'hai già visto il film di Del Toro? Lo scrivo, perché secondo me ti dovrebbe piacere tantissimo, almeno per quanto ti ho conosciuto su queste pagine.
      ;-)
      Andando oltre, quando si parla di film così apprezzati - perché fatico a trovare un'edizione degli Oscar con così tanti titoli competitivi - mi pare lecito trovare tanti apprezzamenti diversi. A proposito di Oscar, ti invito a seguire - e a votare - i sondaggi Oscar di FilmTv. Ho appena pubblicato il primo (//www.filmtv.it/playlist/701877/i-sondaggi-di-filmvit-36-oscar-2018-miglior-film/#rfr:user-8672), a seguire arrivano tutti. Spero vorrai esprimere su tutti il tuo parere (hai tempo fino a venerdì 2 marzo).
      Ciao!
      :)

  6. ezio
    di ezio

    caustico e a tratti surreale,poi dipende da uno come lo prende,io l'ho visto quasi come una commedia nera...insomma mi e' piaciuto,grazie Daniele

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