Regia di Greg McLean vedi scheda film
Forse l'interesse maggiore del film sta nel fatto che trattasi di famigerata storia vera e, indipendentemente da come possa apparire al primo sguardo, questa volta più vera del solito. Nel senso che per quanto ne so, ripercorre piuttosto fedelmente, eccetto qualche comprensibile 'accelerazione', l'avventura che si è trovato a vivere il giovane malcapitato e, diciamolo, ingenuo, Yossi Ghinsberg nei primi anni '80 del secolo scorso - insieme ai compagni di sventura Marcus Stamm e Kevin Gale, incontrati in Bolivia. Avventura che è presto detta: arrivato in Bolivia in cerca di emozioni, Yossi conosce Marcus e Kevin, insegnante il primo e fotografo il secondo, e viene abbordato a La Paz da Karl Ruprechter, avventuriero che si offre come guida per condurli presso una ignota tribù - difatti inesistente. I tre prendono la sciagurata decisione di seguire Karl e, a un certo punto lungo il cammino, si dividono: Yossi e Kevin scelgono la via d'acqua su zattera mentre Karl e Marcus proseguono a piedi. I primi due vengono travolti dalle correnti e separati a loro volta: Kevin avrà più fortuna mentre Yossi vedrà l'inferno per circa tre settimane. Riuscirà comunque a cavarsela e verrà recuperato, con l'aiuto di un locale, dall'amico Kevin, che nel frattempo non si è perso d'animo e non si è arreso, continuando le ricerche. E Marcus e Karl? Svaniti. No, non è un vicolo cieco risultato di pessima sceneggiatura ma in effetti non sono mai stati ritrovati. Si è scoperto dopo, che Karl era un criminale ricercato dalle autorità e che già in precedenza aveva 'accompagnato' altri turisti nella giungla.
Anche gli episodi onirici e allucinatori (parliamo sempre di Yossi Ghinsberg da non confondere con Ginsberg Allen, per il quale sarebbe del tutto scontato), dai racconti del Ghinsberg non sembrano troppo diversi da quanto viene messo in scena. Per il resto non è troppo distante da un tipico survival movie, in questo caso meno piegato all'horror e più al thriller e all'avventura, anche se un paio di scenette 'schifiltose' non mancano, un po' da mondo movie: uccisione di una scimmia e degustazione delle sue carni; animale con larve (?) incluse che fa il nido in testa al povero Yossi, costretto ad incidere il bubbone per tirarli fuori; colazione a base di nidiate di volatile e più precisamente uova non ancora dischiuse, e così via. La regia non è nulla di impressionante ma non è malvagia (McLean d'altro canto è oramai un veterano di generi affini: Wolf Creek e Wolf Creek 2, The Belko Experiment, ecc.) e insieme al montaggio aiutano a far scorrere senza troppi intoppi le quasi due ore, durata inusuale per questo genere di pellicole che in genere faticano ad arrivare all'ora e mezza. A ciò si aggiunge, e incide non poco, un Daniel Radcliffe che fa il suo. Non abbiamo a che fare con una prestazione da Oscar magari, ma la parte è piuttosto impegnativa dal punto di vista fisico: a fine sventura ci ritroviamo un Radcliffe che ricorda i sopravvissuti ai campi di concentramento (mi si perdoni l'accostamento essendo Ghinsberg israeliano, ma non c'è alcun antisemitismo latente), senza ausilio di ritocchini in digitale a quanto pare. Le critiche della critica oltreconfine lette in giro, riguardano in particolare l'accusa di indecisione sulla via da percorrere: non horror, non mondo movie, troppo poco thriller psicologico, troppo stile avventura Disney (e io direi anche stile 127 ore), ecc. Probabilmente c'è del vero in tutto ciò ma per quanto mi riguarda ho trovato il mix tutto sommato gradevole. Non eccezionale ma gradevole (se proprio devo quantificare... tra le 3 stelle e le 3 e mezzo).
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