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Parigi o cara

Regia di Vittorio Caprioli vedi scheda film

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La recensione su Parigi o cara

di port cros
7 stelle

Commedia spassosa con retrogusto amaro, è un one woman show di una scoppiettante Franca Valeri, sia sceneggiatrice che assoluta protagonista, mattatrice linguacciuta ed incontenibile ben servita dalla regia personale di Caprioli. Sarebbe un grande film se la sceneggiatura non perdesse smalto nel secondo atto, è comunque da riscoprire.

 

 

 

Delia (Franca Valeri) è una prostituta romana che sogna di cambiare vita fare il grande salto verso la mitizzata Parigi, dove vive il fratello trasferitocisi quindici anni prima, che lei non vede da allora. Si assicura allora di non essere segnalata presso la Questura , va in giro per mezza Roma a recuperare varie proprietà che aveva dato in prestito, ritira il denaro da un equivoco “fondo” gestito da loschi soggetti, fa pubblicare un annuncio sul giornale per avvisare i clienti della sua prossima assenza e parte infine per Parigi, dove troverà ad accoglierla il fratello, che non sapeva essere gay (“Ma che sei tinto? – Sì. Che fossi…? – Sì”), ed una realtà di banlieu ben più squallida di quanto avesse sognato.

 

 

 

Passato su Cine34 in occasione del centenario della sua protagonista, Parigi, o cara è un one woman show di una scoppiettante Franca Valeri, sia sceneggiatrice che interprete, mattatrice incontenibile nel ruolo di una donna sognatrice ma a suo modo pratica, tutta ironia tagliente e cinico sarcasmo, ma fragile sotto la scorza da romanaccia linguacciuta che non la manda mai a dire, ma che sente stretta la sua città che ama ed odia e per questo sogna una svolta in una Parigi che esiste solo nelle sue ingenue fantasie.

Commedia spassosa con retrogusto amaro, dalla comicità intelligente costruita su situazioni al limite del paradosso, è girata in un technicolor sfavillante che fa risaltare i colori sgargianti delle mises appariscenti e delle tinte ed acconciature che Delia cambia ad un ritmo indiavolato. Un'opera che dimostra anche un certo coraggio per essere un film dei primi 60, nell'affrontare temi allora certamente scabrosi come la prostituzione e l'omosessualità del fratello (personaggio secondario, ma non apparizione fulminea come erano i pochissimi ruoli gay nel cinema di quel decennio).

Una piacevole sorpresa è stata la regia inventiva e personale del marito della Valeri, Vittorio Caprioli (anche interprete del personaggio del pizzaiolo) che non conoscevo come autore, che non si limita a riprendere staticamente le girandole della moglie, bensì le accompagna con la danza della sua macchina da presa estremamente mobile.

 

 

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La verve comica irresistibile della Franca è la forza trainante della pellicola, che rimane testamento del talento di una delle più grandi attrici della commedia italiana. L'essere stato concepito principalmente come un veicolo per l'estro della sua protagonista alla lunga finisce però per essere anche un limite del film, che gli impedisce di arrivare alla grandezza sfiorata, a causa delle pecche di una sceneggiatura scintillante nel primo atto, ma che rimane irrisolta nel secondo: una volta arrivata Delia a Parigi, la trama invece di tirare le fila si disperde in una nuova serie di vignette brillanti, come l'impossibilità di raggiungere Place de la Concorde ed altre delusioni nei vani tentatavi di inserirsi nella società della capitale francese, ma risente dell'assenza di una vera e propria storia da raccontare.

 

 

 

 

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