Regia di Phillip Noyce vedi scheda film
Discreto giallo ,ispirato ad un fatto realmente accaduto e tratto dal romanzo omonimo di Sharkey
Il film racconta la vera storia del detective Mark Putnam, che nel 1989 uccise l’informatrice e amante Susan Smith. Mark, era un giovanissimo e rampante agente dell’FBI, appena uscito dall’Accademia, era stato mandato a Pikeville, una piccola e degradata cittadina mineraria del Kentucky rurale, ai piedi dei monti Appalachi, insieme a sua moglie Kathy e il loro piccolissimo figlio. Era il 1987 e da pochi mesi, era avvenuta l’ennesima rapina in una banca locale; a Putnam e al suo partner venne affidata l’indagine, i cui sospetti ricaddero su un certo Cat Eyes, ex detenuto trentaduenne, che da qualche mese coabitava con Kash Smith e la sua ex moglie tossicodipendente Susan, insieme ai 2 figli. Putnam propose a Susan, vittima di abusi domestici da sempre e smaniosa di rifarsi una vita, un patto per diventare sua informatrice; accettò e per qualche tempo entrò anche in un programma di protezione testimoni; Putnam la pagava, inoltre i due intrapresero una relazione sessuale; Mark brillante e affascinante uomo di legge sembrava a Susan l’uomo della provvidenza; qualche informazione in cambio di denaro e magari una nuova identità per fuggire, magari proprio con lui. Ma l’agente non era coinvolto sentimentalmente, sfruttava Susan solo per i propri interessi, il rapporto diventò presto “pericoloso” per giunta Susan ormai infatuata di Marck, era entrata nella sua vita privata a gamba tesa, tempestando di telefonate la di lui moglie e rivelando di aspettare un figlio di Marck; alla fine la situazione era divenuta insostenibile; Putnam fu costretto a spostarsi in un’altra sede, senza peraltro avvisare Susan, anche perché divenuta ormai inaffidabile, l’ultima imboscata era stata vanificata da un suo ripensamento. Secondo il libro di Sharkey da cui il film è tratto, mentre Putnam era via, la Smith, ormai fuori controllo, raccontava a tutti della loro relazione , ormai priva di protezioni, fu anche sonoramente pestata dalle mogli dei pusher, finiti dentro, a causa delle sue soffiate. Durante un’occasionale visita a Pikeville, una notte, Putnam si incontrò con la Smith, si recarono in macchina in montagna. La Smith tornata alla sua vecchia e triste vita, si sentiva ingannata, dopo un’accesa discussione e una conseguente colluttazione, Marck al culmine della lite, la strangolò a morte. Quasi un anno dopo l’omicidio, devastato dal senso di colpa, confessò; arrestato, venne condannato a 16 anni di carcere, ma rilasciato dopo averne scontato 10 Il settantenne regista australiano Phillip Noyce, racconta la tragica parabola della protagonista, usando la voce narrante e postuma della stessa vittima, che descrive andando a ritroso le traversie dei suoi ultimi mesi di vita; stessa “tecnica” adoperata nell’indimenticabile “Viale del tramonto”, in cui il protagonista defunto narrava il percorso della sua perdizione, attraverso un lungo flashback. “Sapete qual è la cosa peggiore dell’essere morti? Si ha troppo tempo per pensare.” dice la voce “off” della protagonista, una donna smarrita e dolente, in cerca di una qualche via di fuga, di una redenzione “impossibile”, rivolgendosi agli spettatori:” Ci sono due modi per fare soldi da quando qui hanno chiuso le miniere: lavorare per le pompe funebri o vendere droga”. È in questo clima malsano, senza speranze e senza luce, che si sviluppano i tragici eventi e allora chi è il cattivo? Marck che vuole carriera e svago sessuale e arriva ad uccidere o Susan disposta a tutto pur di andarsene o addirittura la moglie di Marck, talmente ostinata nel perseguire il ruolo di moglie dell’uomo vincente, da insistere a fingere che non sia successo niente. Il film si lascia seguire volentieri, anche se non brilla per originalità, gli attori fanno dignitosamente la loro parte
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