Regia di Susanna Nicchiarelli vedi scheda film
Quella di "Nico, 1988" non sembra la musa di Andy Warhol, né la femme fatale bionda che cantava Lou Reed, ma una signora di mezza età precocemente sfiorita di quelle un po' in sovrappeso e con la sigaretta sempre accesa sulla punta delle labbra. E c'è una poesia straziante nella storia della "sacerdotessa delle tenebre" dei The Velvet Underground che quasi scappa con disprezzo da un successo che non sente suo per essere la Christa Päffgen dei concerti gratuiti in piazza ad Anzio. La regista suggerisce un passato che grava sulle spalle della protagonista senza flashback ma solo inquadrando per qualche secondo gli occhi di Trine Dyrholm, consapevoli del tempo trascorso ma mai carichi di nostalgia. Perché nelle spaghettate in tarda sera non c'è decadenza (o almeno non solo) ma una dolce anarchia ed una vitalità che se non è più quella del fervore artistico degli anni '70 è quella di chi si aggrappa a ciò che resta di appartamenti scalcinati e di club ai margini delle città.
Quando persino il metadone non è più sovversione ma solo abitudine, si gode e si rinasce nelle modeste trasgressioni di un breve concerto clandestino nella Praga comunista o di un bracciale rubato senza essere visti. Susanna Nicchiarelli tradisce la sua asciuttezza per un paio di momenti eppure poco le si può rimproverare quando con la macchina da presa segue Nico sul palco per mostrare agli spettatori che il suo non è ancora quel "cuore vuoto" che dà il nome ad una delle sue canzoni più celebri ma un cuore colmo di disperazione ed amore.
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