Regia di Susanna Nicchiarelli vedi scheda film
VENEZIA 74 - ORIZZONTI - MIGLIOR FILM
Christa Päffgen, cantante, attrice, modella tedesca di rara bellezza, per nulla sfigurabile dinanzi ad icone di perfezione e seduzione femminile come Sharon Tate od Ursula Andress: insomma musa bellissima ed ispiratrice, anzi incantatrice .... almeno fino al momento in cui il lato ribelle ed orgoglioso della donna prende le distanze da tutta questa ipocrisia e questo sfruttamento. Christa rifugge deginitivamente il ruolo di bambola ornamentale per divenire Nico, la cantautrice del disagio, del malessere, della insoddisfazione di vivere o, come la definivano anche senza usare mezzi termini altri, la "sacerdotessa delle tenebre".
Susanna Nicchiarelli tira le fila di un progetto ambizioso e di matrice e respiro internazionali, per raccontarci questo ultimo periodo artistico e di vita: quello della maturità, del corpo che matura, o invecchia, a seconda di come di consideri il processo temporale che avanza, e che cambia la donna non solo nel fisico, ma anche nel carattere, nello spirito, allontanando per sempre quel ruolo ornamentale, di facciata o al massimo "riproduttivo" che molti artisti del mondo musicale (i Velvet Underground), cinematografico (l'attore Alain Delon) e artistico (Andy Warhol), finirono per riservarle, sfruttandola o comunque non contribuendo che ad esaltarne le doti esteriori.
La Nicchiarelli pertanto racconta quest'ultima donna, che dal tormento e dal pessimismo, dal carattere spigoloso ed intransigente che sfodera quasi come uno scudo difensivo, trae spunto per il suo singolare, intenso ed apprezzato ultimo percorso autoriale nella musica.
Per stessa ammissione della medesima brava ed onesta regista, "Nico, 1988" (la data indica l'anno del decesso della cantante, avvenuto nel ritiro di Ibiza a seguito di in banale quanto assurdo incidente in bicicletta) funziona soprattutto per la devozione e l'aderenza con cui la nota attrice danese Trine Dyrholm si prende cura di restituire il personaggio della eccentrica e ispirata cantautrice, lungo in percorso di alti e bassi, creativi ed esistenziali-pratici, che viene seguito nell'ultimo triennio. Quello che vede la cantante impegnata calcare palchi di concerti e scrivere ed interpretare il meglio di un suo repertorio descrittivo di un disagio ed un tormento che non possono più essere taciuti. Un percorso costellato di affetti ed amicizie importanti, ma pure di eccessi, droghe, disintossicazione, tentativi di suicidio da parte del figlio (di lei e Delon, che tuttavia mai volle riconoscerlo).
Un film vivo, forse un po' debole nella struttura e nella confezione generale, ma arricchito da una verve ed una identificazione pressoché totale della incredibile attrice danese, disposta ad interpretare lei stessa (assai bene e con grande piglio) le canzoni di quel suo tormentato alter ego a cui presta corpo ed anima, riuscendo quasi a resuscitarlo.
Per i fans dell'artista un vero miracolo. Per tutti noi altri, un film che evidenzia quanto esso è stato desiderato e sentito dai suoi autori ed interpreti, con tutta la tenacia e la positività possibili; per questo (ma non solo), un'opera meritevole di lode e rispetto.
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