Regia di Valerio Mieli vedi scheda film
Una storia d'amore a frenetici flashbacks, con una fotografia onirica e spettacolare che coglie il particolare senza farsi irretire dalla bellezza assoluta (Ponza nel dettaglio può sfuggire anche a tanti abituali frequentatori), due personaggi tormentati e terrorizzati dalla felicità, che si mordono l'anima e si strappano le memorie; piani temporali sfalsati e reiterati che rendono nebulose le percezioni, angoli di luoghi tutti incantati, appartamenti colmi di calore ed elegante design (la parete a cassettini da sballo), pastelli ricercati (lei al telefono tra panni stesi tutti curiosamente in armonica tinta), una fotografia fatta di angolazioni ardite e poco convenzionali, viste dall'alto, o a frazioni d'immagini, gli inserti audio spezzati, accavallati, smorzati.. i dialoghi a porre quesiti intriganti, tutto concorre a rendere speciale questo film, distante da un fare cinema convenzionale, specie quello italiano più recente, sempre più stanco e dozzinale.
C'è tanto del Mieli scrittore e fotografo, una mano che ricama cinema particolare, i personaggi senza nome aiutano a concentrare sulle loro pulsazioni mentali, distraggono il meno possibile dai loro viaggi in un passato sempre presente, di immagini che si ripetono ma a colori, temperature e pettinature differenti.
Marinelli e la Caridi si adattano felicemente alle posture afflitte e malinconiche di una coppia che cerca un'identità salvifica, anche se io personalmente, Luca continuo ad identificarlo con l'isterico “zingaro” di Lo chiamavano Jeeg Robot ..
Peccato solo, ma giusto a mio avviso, per un finale convenzionale, che lascia comunque spazio - almeno nella fantasia - ad ulteriori capovolgimenti, a mille altre memorie da convivere, da confondere, da sovrapporre, da ricostruire andandosele a cercare trasformando il futuro in reliquia, gli errori in insegnamenti, le delusioni in speranza.
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