Regia di Valerio Mieli vedi scheda film
Una storia (d'amore, di vita e di perdite) che non esiste, di personaggi senza nome, in una “città-foresta” piena di simboli che si corrispondono, in un presente che non esiste perché fissato in realtà cangianti e mutevoli, attraversato/sovrastato dai fantasmi del passato e dalle angosce del futuro.
I ricordi come «tante piccole fratture» che svuotano il tempo e svelano ineluttabilmente l'ignoto temuto, come simulacro di un culto venerato che alberga solo in noi; frammenti di memorie che fluttuano tra onde che cambiano direzione (e contesto, e dimensione, e acque) a seconda del punto di vista: così, un luogo della mente, un pezzo di vissuto condiviso, persino il primo incontro, ha una esistenza differente. Il colore del vestito, il taglio di capelli, le parole, i silenzi, le espressioni, l'atmosfera (fredda/calda; livida/solare; triste/allegra).
Lui e Lei, e gli altri, dispersi tra le nebbie di ricordi che si ricostruiscono, si reinventano, si immagazzinano ora in anfratti funebri ora in ariose campagne ora in sensazioni sopite pronte a ridestarsi, sempre conflittuali, colorando i paesaggi dell'animo delle emozioni del momento che vive e muore e ancora vive in una fortezza esperienziale fragilissima che è sempre e solo la propria.
L'indeterminatezza che determina (la rete di realtà intrecciate nei tempi), l'anomalia che disciplina (lo stato delle cose), l'inafferrabile che salda contraddizioni e incomprensioni e distanze, il rimosso e il non detto che erigono il castello dei sentimenti, ove tutto visse e vivrà (più volte, in più forme): gli impulsi mnemonici costituiscono un linguaggio universale in infiniti universi che collidono e si frantumano, si guardano e si allontanano, si cercano e si alter(n)ano, si accumulano e si decompongono, implodono e deviano, appaiono e svaniscono. Alla velocità della luce e sotto le luci filtrate di mille e mille pensieri rimasticati.
Eppure sono sempre lì. I ricordi. I traumi. Le domande. Lei e Lui. I rumori immaginati e gli umori versati, gli odori anelati e i respiri armonizzati, le oscillazioni del cuore e le vibrazioni del corpo, le connessioni (im)palpabili e le testimonianze residue, le cattiverie (forse) dette e le gioie (forse) donate.
Una (con)fusione di ruoli e suggestioni e ombre che riverbera in loop in una traccia (che sembra) già scritta, segnata, solcata: «Non è colpa nostra … È cominciato a finire quando è iniziato».
Come fosse una sonata che riecheggia in eterno le note della storia - sfocate, stonate e melodiose, sospese e assenti - in continuo movimento, tra suoni dolci che penetrano nel profondo e profumi vivaci che cantano il tumulto dei sensi.
Ricordi? è messa in forma del caos dei sentimenti, ricerca di rispondenza tra i frammenti dell'esistenza e rappresentazione filmica, studio dell'insondabile mistero che governa la trama dei ricordi, deflagrazione dei tempi e ardito enunciato (il presente è invisibile, un'illusione, uno zombie condannato alla non esistenza), impaginazione di ellissi narrative quale unico accesso al magma che avvolge l'impero della mente, flusso impressionista e simbolico di immagini e sequenze che abbracciano il ciclo della Natura, interpretazione calviniana e inscenamento organico del reale.
Anche, forse, il tentativo di raccontare la storia d'amore definitiva.
Lo sguardo è autentico, la prospettiva personale, la scrittura sfaccettata, la tecnica (regia-fotografia-montaggio) eccellente, il tocco sensibile, la colonna sonora vibrante (in scaletta Debussy, Bach, Vivaldi, Shostakovic, Tchaikovsky, Beethoven), il lirismo ricercato ma mai invadente, la resa visiva e materiale formidabile, la recitazione meravigliosa (Lei, Linda Caridi, già apprezzata in Antonia. è presenza luminosa e magnetica, conquista immediatamente; Lui, Luca Marinelli, ancora una volta colpisce per bravura e applicazione; entrambi di un'intensità disarmante).
Si può solo sperare che Valerio Mieli non impieghi altri dieci anni per realizzare un film (tanti ne sono passati dall'indimenticabile Dieci inverni), perché Ricordi? è oggetto di rara bellezza.
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