Regia di Fred Schepisi vedi scheda film
Connery ancora una volta nel ruolo della spia, ma per puro caso: è un piccolo editore progressista a cui un dissidente sovietico ha consegnato documenti compromettenti, perché provano l’arretratezza della ricerca nucleare nel suo paese (e quindi, si auspica, dovrebbero rassicurare gli occidentali e frenare la corsa agli armamenti). Forse stimolato dalla presenza di Brandauer, che era stato il suo antagonista in Mai dire mai e conserva un’aria da stronzetto, l’attore scozzese offre un’altra grande prova: c’è poca azione (niente inseguimenti, sparatorie, insomma tutto l’armamentario alla 007), che sarebbe stata ormai inadeguata alla sua età, ma in compenso c’è molta ironia (es. quando gli agenti americani lo interrogano sulle sue frequentazioni passate: “negli ambienti del jazz ha mai conosciuto qualcuno con idee anarchiche?” “c’era un trombettista nero... credo sia l’unico jazzista completamente privo di idee anarchiche che abbia mai conosciuto”), una discreta tensione nei momenti clou e una storia romantica con sbocco matrimoniale (rivisitazione/rovesciamento dei consueti finali erotici di 007). L’ennesimo caso in cui Connery sovrasta il film in cui compare.
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