Regia di Elio Petri vedi scheda film
Con tutti i limiti dettati dal compromesso con il sistema dei più 'ingombranti' produttori italiani, Elio Petri confeziona nel 1965 una storia di satira sociale e di costume, traendo spunto da un classico della narrativa fantascientifica americana. Il racconto di R. Sheckley è solo il canovaccio utilizzato da Petri per farne un'opera propria ed assolutamente originale che anticipa il Petri più diretto e sfrontato dei film successivi. La firma del grande autore romano si vede, eccome, in tutti i suoi aspetti di contenuto e di forma propri di questo film: le originali tecniche di ripresa, la fotografia e la scenografia che hanno fatto storia, l'uso della narrazione propria dei racconti del suspance.
I limiti dettati dal produttore se da un lato hanno pregiudicato le scelte narrative dell'autore specie sul finale del film che risulta mostrare forzatamente forme tipiche della commedia all'italiana, dall'altro lato hanno determinato nell'artista Petri una nuova consapevolezza del rapporto autore/produttore e, di conseguenza, uno scatto di orgoglio che lo hanno spinto a scegliere, per i film successivi (a partire da A ciascuno il suo del 1967), produttori meno invasivi che gli lasciassero maggiore libertà di estro realizzativo.
Consiglio di leggere su La decima vittima, l'interessante testo critico di L. Cardone, che aiuta a capire il valore di quest'opera così originale e ricca di spunti di riflessione artistici e sociali.
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