Regia di Elio Petri vedi scheda film
In un futuro non remoto le guerre non esistono più e l’aggressività umana viene convogliata in un cruento gioco di ruolo il cui scopo è l’uccisione dei concorrenti. Liberamente tratto dal racconto di Robert Sheckley La settima vittima (noto in Italia grazie all’epocale antologia collettiva Le meraviglie del possibile), con due principali innovazioni: l’inversione di sessi fra cacciatore e vittima e l’aggiunta di una coda che stravolge il senso della storia (anche se in un contesto diverso, con il riuscito mix fra la sensualità della Andress e l’indolenza di Mastroianni, sarebbe stata una conclusione logica). Impressiona ancora l’idea di fondo: l’istituzionalizzazione della violenza in senso ludico e spettacolare a fare da veicolo per l’onnipresente pubblicità, con paradossi grotteschi (un giocatore che ha appena ucciso l’avversario viene multato per sosta vietata). Oggi sarebbe un soggetto adatto per Andrew Niccol, anche tenendo conto degli ulteriori segni inquietanti di una società malata (l’eliminazione dei vecchi improduttivi, costretti a nascondersi per sopravvivere). L’ambientazione futuribile è divertente nella sua ingenuità: certi oggetti sono puro modernariato (telefoni, televisori, automobili), certi elementi col tempo hanno acquisito plausibilità (un papa americano, un lungotevere dedicato a Fellini), mentre la fantasia degli sceneggiatori non si spinge a immaginare un’Italia in cui il divorzio è legale (!).
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