Regia di Pedro Almodóvar vedi scheda film
Col passo sospeso ed appassionato del melodramma, colorato da tinte cromatiche incandescenti ed intense, Pedro Almodòavr costruisce un imprevedibile thriller sentimentale servendosi di luoghi comuni e stereotipi con raffinata maestria. Componente indispensabile nella messa in scena di questo giallo d’amore: un neanche troppo banale o fuori luogo ironia di fondo, che striscia sottile e perversa con elegante sensualità. Ispirandosi tra l’altro alle atmosfere dei mèlo di Douglas Sirk (l’uso della fotografia si rifà a quel determinato genere, che ha come capolavori Come le foglie al vento e Lo specchio della vita), Tacchi a spillo è un travolgente concentrato di stravaganza creato sulla base di una storia apparentemente scontata, eppure realizzata con originalità: i tacchi a spillo sono quelli di Becky, celebre cantante tornata in Spagna dopo un volontario esilio in Messico, il cui calpestio la figlia Rebecca sentiva in un sottoscala. In questa cornice si inserisce il delitto del marito di Rebecca, ex (ex?) amante della madre: ad indagare c’è un giudice misterioso. Se Rebecca quanto Becky meriterebbero un trattato in quanto a complessità e profondità, è sinceramente memorabile la trasformazione del magistrato inflessibile, incarnato da Miguel Bosè stupefacente che regala un momento indimenticabile nell’esibizione di Un ano de amor. Da par suo, la superlativa Marisa Paredes offre nei panni di Becky con Piensa en mi, davvero toccante (ma è in playback: la voce è di Luz Casal). Di tutt’altro genere il numero da musical nel carcere femminile con la splendida Victoria Abril. Coerentissima e suggestiva la citazione bergmaniana di Sinfonia d’autunno. È anche un impetuoso dramma famigliare sui conti in sospeso di un passato difficile. E alla fine il sacrificio materno, per quanto naturale, è di struggente forza.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta