Regia di Peter Bogdanovich vedi scheda film
Negli USA ogni tournée teatrale che si rispetti deve chiudere a Broadway, e le tappe intermedie sono spesso interpretate come fasi di aggiustamento dell'amalgama della compagnia e dei ritmi della piéce.
Quando una compagnia si mette al lavoro, spesso ha pochi giorni prima di andare in scena per la prima, solitamente in qualche cittadina di provincia in uno Stato minore. Se in più gli attori non sono proprio dei fenomeni, ecco che è facile torvarsi di fronte a tutta una serie di disavventure propria di una compagnia scalcagnata nell'allestimento della commedia...
Trasposizione cinematografica dell'omonima commedia di Michael Frayn, tutta giocata sul ritmo forsennato e la pioggia di gag, illustra con grande ironia i problemi legati alla costruzione di un'opera fruibile dal pubblico, ma anche la difficile convivenza di persone con invidie, meschinità ed egoismi personali, capaci di dispetti e malignità che mettono a rischio - oltre che la incolumità personale ed altrui - l'esito stesso della piéce.
Giuocata sulla meta-teatralità, con continui passaggi dal fuori scena al palcoscenico ed i problemi personali degli attori che hanno un riverbero sullo spettacolo, la pellicola di Bogdanovich ammicca alle essenze della screwball comedy degli anni '30, con i suoi personaggi eccentrici che sfruttano il linguaggio del corpo, hanno dialoghi incalzanti e mettono in scena gag tanto semplici quanto efficaci.
Si arriva forse al finale con un minimo di stanchezza, ma sinceramente divertiti, anche se siamo di fronte a quelle opere che fanno sorridere più che ridere a crepapelle.
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