Regia di Jim Jarmusch vedi scheda film
Un anomalo racconto sulla ineluttabilità della morte travestito da western.
Gli ingredienti sono quelli classici: un ricercato per omicidio, una taglia, dei sicari che lo inseguono. Ciò che non ci si aspetta è che il criminale in questione lo diventi per caso e si autoconvinca di doverlo essere fino al suo tragico destino, che la sua guida indiana parli come lo stravagante poeta dal gusto cimiteriale William Blake (di cui per puro caso il protagonista è un omonimo), che irrompano delle sequenze di gusto onirico, quasi come se tutto il film non fosse altro che una visione iniziatica, la narrazione di un passaggio interiore più che di una serie di eventi.
E in effetti secondo me l'interpretazione non è proprio semplicissima: perchè ad esempio, il tizio che Blake incontra sul treno gli parla di una barca su cui disteso vedrà il cielo?
Il montaggio fatto di pause che oscurano completamente lo schermo e la chitarra dal suono ipnotico e straniante, unico suono che accompagna la visione, contribuiscono a creare un'atmosfera criptica ed inquietante.
Senza dubbio un film interessante, anche se di difficile fruizione.
Molto giovane e già molto bravo: pochi dialoghi, molti primi piani con cui attraverso il suo sguardo penetrante, risaltato dal bianco e nero, dà al suo personaggio un'aura di disincanto, sofferenza e rassegnazione.
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