Regia di Eric Rohmer vedi scheda film
Nei venti minuti di prologo capiamo chi sia Frederic a quel punto della sua vita: un uomo dalla stabile quotidianità, con un lavoro sicuro ed abbastanza soddisfacente, una moglie che ama (e dalla quale sembra ricambiato), una figlia adorabile ed un secondo bambino in arrivo. Dietro a questa sintesi c'è il turbinio dei sui pensieri (quanto è cambiato il rapporto con la moglie nel corso degli anni? E quanto è cambiato lui dopo il matrimonio?) coi quali cerca di rispondere ad interrogativi talmente decisivi da apparire frivoli come la natura problematica delle proprie voglie ("Perché nella moltitudine delle bellezze possibili sono stato stato sensibile proprio alla sua? Questo non lo so più molto bene. Ora quando vedo una donna riesco con minor chiarezza a classificarla nella schiera delle elette o in quella delle escluse.", "Da quando mi sono sposato tutte le donne mi sembrano attraenti."). Frederic è vittima, più per abitudine che per altro, del vecchio motto sui desideri di Oscar Wilde: il setaccio col quale selezionava le proprie possibili compagne, così selettivo e tramite cui è arrivato a scegliere sua moglie, dopo il matrimonio si è sgretolato, sostituito dalla brama di uscire dal medesimo vincolo con avventure occasionali. Naturalmente sono solo pensieri (un equivalente adulto di quella necessità infantile per la quale vogliamo prendere i biscotti sul davanzale anche se non si ha fame, solo perché la mamma ha detto di non farlo), ma accompagnati da una malinconia per il tempo passato che si tramuta in bisogno di attenzione (passanti le cui vite restaranno per sempre lontane da noi, la voglia incosciente di vivere un'infinità di primi amori...), degenerando in fantasie inconfessabili come quella dello strumento di seduzione, cui segue l'esilarante escalation di conquiste immaginarie: con la prima ci va cauto, con la seconda invece passa direttamente alla richiesta, alla terza non c'è neanche bisogno di fare domande, la quarta arriva a pagarlo, la quinta viene direttamente sottratta al fidanzato e alla sesta bisogna tornare alla realtà. Quand'ero adolescente era stata proprio questa introduzione a colpirmi: raramente mi era capitato di vedere dubbi e desideri della vita di tutti i giorni messi in scena con questa spontaneità, senza paura, come se fossero la cosa più naturale del mondo (ed invece quante volte nella realtà capita di doverli nascondere anche a sé stessi...). Ma naturalmente questo è solo l'antipasto: il piatto forte si chiama Chloé ed arriva in maniera del tutto inaspettata, da un angolo della memoria coperto di polvere. All'inizio il rapporto fra i due è quasi di antipatia, ma fa alla svelta a trasformarsi in una stabile frequentazione, fattualmente innocente (a vederli da fuori non fanno mica nulla di male) ma che nasconde parecchio non detto. Il momento della svolta, quello in cui davvero è palese che l'amicizia stia confluendo in qualcos'altro, è quando lei afferma di voler dare il numero del suo nuovo appartamento soltanto a Frederic: a quel punto in lui accade qualcosa di nuovo, si consolidano sentimenti confondenti, indicatori di una relazione che sta mutando ("Appena fui solo la mia euforia scomparve. Mi riprese il fastidio di vederla abusare, anche senza volere, dei diritti che la mia gentilezza le dava. Ora che era libera c'era da aspettarsi che mi capitasse in ufficio tutti i pomeriggi. E invece accadde il contrario: sparì per una settimana e la mia apprensione di vedermela spuntare ad ogni angolo lasciò il posto alla poco gradevole sensazione d'essere stato gettato via dopo l'uso." ed ecco che si affaccia un principio di attaccamento mascherato da stizza). Da quel momento in poi le tessere del domino cadono una dopo l'altra, sorgono interrogativi inquietanti sull'effettivo amore per la moglie (che ormai potrebbe essere trapassato in abitudine ad averla fra i piedi) ed il fastidio di cui sopra diventa gelosia conclamata che trova il suo apice (sarà un caso...) di venerdì 17: Chloé sparisce, ma in compenso nasce il primo figlio maschio. A quel punto non resta altro da fare se non scoprire gli altarini (un bacio defilato, un "ti amo" detto distrattamente, voli pindalici sulla poligamia, il desiderio di una maternità libera dai vincoli matrimoniali) e prendere una decisione finale, che fa capire perché Harry, ti presento Sally... sia una simpatica commediola con cui passare una serata tranquilla, mentre questo è uno dei film definitivi sul rapporto uomo-donna: lui è lì che sta per saltarle addosso, fa per togliersi la maglietta e rimane nella posa con cui si era interfacciato col figlio appena nato, si guarda nello specchio ed un secondo dopo vola fuori. La scelta che ha fatto è quella di spezzare la ruota: passare con la moglie un pomeriggio, il primo dopo tanto tempo. I motivi per cui lei reagisca piangendo non vengono rivelati, forse era semplicemente contenta della situazione o magari anche lei ha qualcosa sulla coscienza: arrivati a quel punto è meglio per entrambi non saperlo e sigillare questa pagina voltata con un po' d'amore fisico (cura per parecchi mali dello spirito).
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta