La recensione su L'amore il pomeriggio

Frédéric (Bernard Verley) ed Hélène (Françoise Verley) sono una coppia di sposi in attesa del loro secondo bambino. Frèdèric è un uomo assai sensibile al fascino femminile ma il tutto si limita a continue fantasticherie. Ama la moglie e non ha affatto intenzione di imbastire relazioni parallele. Almeno fino a quando non incontra dopo molti anni Chloè (Zouzou), una vecchia amica dai costumi assai disinvolti, che sembra arrivata apposta per mettere Frèdèric di fronte a un importante dilemma morale.

L'amore il pomeriggio - Bernard varley e Zouzou

"L'amore il pomeriggio" è l'ultimo dei racconti morali di Eric Rohmer ed è un raffinato esercizio di stile sui temi dell'amore e della seduzione condotto col piglio letterario che gli è proprio. "Sogno una vita fatta di soli primi amori" pensa tra sè Frédéric, un continuo assaporare l'ebbrezza del primo incontro, il piacere supremo di una conquista e si immagina con un'amuleto al collo capace di ammaliare ogni donna a suo piacimento (e qui c'è la gustosa scena in cui compaiono tutte le donne dei precedenti racconti). Ma l'uomo di Rohmer è tanto lontano dall'essere il seduttore del tutto svincolato da obblighi affettivi volontariamente contratti, quanto dall'uomo stretto nella morsa opprimente della morale borghese. Frédéric ama la moglie non perchè la "deve amare", come insinua Chloè, ma perchè ha scelto di amarla, perchè ha scelto proprio lei, perchè rappresenta la perfezione della sua idea di amore per una donna. "Le bellezze che mi passano davanti sono il naturale prolungarsi della bellezza di mia moglie, la arricchiscono con la loro bellezza ricevendo in cambio un poco della sua. La bellezza di lei garantisce la bellezza del mondo e viceversa. Quando abbraccio Hèlene abbraccio tutte le donne". Se l'uomo di Rohmer, dopo i suoi interminabili giochi di seduzione e le sue scorribande fantasiose, torna sempre dalla moglie è perchè dietro la scelta di condividere la propria vita con una donna non c'è l'accettazione acritica di un'insieme di regole imposte dal perbenismo borghese, ma piuttosto un darsi pienamente quella fiducia incondizionata che risulta assai sconveniente tradire. É quello stadio maturo della relazione di coppia che il cinema di Rohmer ha tentato di problematizzare in tutte le sue possibili implicazioni. Per Rohmer la morale è quell'insieme di regole del gioco che una coppia decide di seguire per portare avanti nel tempo il suo rapporto. Chloè è l'elemento che si frappone in questo gioco a due, la postilla di un regolamento che prevede che la mera perlustrazione di altri possibili scenari dell'amore rafforzano l'unione della coppia meglio di certe regole socialmente imposte. Dapprima è la vecchia amica che viene a chiedere un lavoro e poi diventa un'oggetto del desiderio a cui Frédéric non rimane insensibile. Nel mezzo ci sono estenuanti disquisizioni sulla vita di coppia che rendono il tutto molto somigliante a una gara di fioretto dove, il dare e ricevere colpi, l'aprirsi e il nascondersi di continuo, servono a dare un senso compiuto alla problematicità dei sentimenti umani. Rohmer si diverte nelle vesti di Chloè a cospargere di segni tangibili le fantasie di Frédéric, di mettergli di fronte qualcosa di concreto, di coinvolgerlo in un gioco di seduzione che dovrà essere portato fino alle estreme conseguenze. Per Rohmer solo scegliendo se abbandonarsi o meno alle tentazioni è possibile santificare il proprio amore per la donna di una vita.