Regia di Eric Rohmer vedi scheda film
Un tranquillo borghese, sposato, con una bambina e un altro in arrivo, coltiva le sue blande fantasticherie erotiche: flirta innocentemente con le due segretarie del suo ufficio (assunte, ammette lui stesso, per la loro avvenenza) e immagina di avere un amuleto che faccia cadere tutte le donne ai suoi piedi (lo sperimenta in una scena onirica, dove tornano le protagoniste dei precedenti Racconti morali). Queste fantasticherie potrebbero diventare realtà quando ricompare una sua vecchia conoscenza, Chloé, che si rivela sfuggente ma in fondo disponibile. Nel preciso momento in cui i due stanno per finire a letto, lui ci ripensa: torna a casa dalla moglie e fanno l’amore il pomeriggio, contrariamente alle loro abitudini. La ragion d’essere del film è soprattutto il finale, splendidamente rohmeriano (e aggiungerei, se non temessi di cadere in stereotipi, molto francese): ben lungi dal rappresentare un ritorno all’ordine familiare, rassicurante e asessuato, per paura dell’ignoto (come avviene, per citare un titolo, in una discreta commedia americana quale Una guida per l’uomo sposato di Gene Kelly), mostra al contrario un uomo che conferma la sua preferenza per la moglie anche per quanto riguarda il sesso; ha sfiorato l’avventura, ha fatto un confronto e ha scelto a ragion veduta. Ultimo dei Racconti morali, è anche il migliore della serie insieme a La mia notte con Maud (di cui può essere considerato una continuazione ideale).
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