Regia di Gianfranco Parolini vedi scheda film
Erano anni di febbrile attività, quelli, per il cinema italiano: fra la fine dei Cinquanta e i primi Sessanta, in particolare, prese il sopravvento il filone dei peplum, pellicole in costume antico su soggetti mitologici o biblici (che sono esattamente la stessa cosa, fra l'altro). Il primo gladiatore a conquistare il pubblico di massa fu lo Spartacus di Kubrick (1960) e da quel momento sul grande schermo nostrano cominciarono a proliferare le eroiche gesta degli schiavi nerboruti nell'antica Roma; qui Parolini - con una sceneggiatura da lui scritta insieme a Giovanni Simonelli e Sergio Sollima - sceglie di raccontare la storia dell'attentato a Nerone che causò la destituzione dell'imperatore e il famoso incendio di Roma. E lo fa, pur con mezzi abbastanza ridotti, mostrando una discreta padronanza tecnica e senza le eccessive sbavature che caratterizzano gli analoghi prodotti contemporanei; certo, il fulcro dell'attenzione sono sempre muscoli, belle donne e combattimenti, ma per lo meno la trama ha uno svolgimento logico e storicamente plausibile: non è poco, per il genere. C'è da dire però che Parolini sapeva già il fatto suo in materia di peplum, avendone già diretti una manciata; qui i nomi di richiamo sono quelli di Mimmo Palmara, Franca Parisi, Milton Reid, Vassili Karis e Gianni Rizzo, con Angelo Francesco Lavagnino impiegato per comporre una colonna sonora di scarso effetto. 3/10.
Le follie di Nerone indispettiscono l'intera Roma; fra i cospiratori contro di lui c'è persino la madre Agrippina. Nerone riesce a sventare ogni attentato nei suoi confronti, almeno finchè il suo aiutante Glauco Valerio non si mette in combutta con dieci potentissimi gladiatori.
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