Regia di Umberto Lenzi vedi scheda film
Milian, che ha già esordito l'anno precedente (per la regia di Bruno Corbucci) con il personaggio di Nico Giraldi, è nel pieno fervore della sua attività, ormai impegnato praticamente solo in ruoli da cattivone (o buono ex cattivo) nei polizieschi e poliziotteschi che dilagano al cinema. Con Lenzi ha già girato (Milano odia, Il giustiziere sfida la città) e l'unica reale novità di questa pellicola sta nel fatto che il protagonista veste i panni di due personaggi, i gemelli Monnezza e Gobbo. Basta. Per il resto c'è tutto quello che si può immaginare: inseguimenti e sparatorie, dialoghi turpi e personaggetti loschi "de' borgata", sbirri implacabili e furbi delinquenti: la solita minestra. A sfatare la leggenda che vuole Lenzi ottimo regista di film d'azione (diciamo bravino, ma è pur sempre rimasto Lenzi) basti la sequenza, verso la fine, dell'incidente stradale del Gobbo: scadente, per non dire pietosa. Finale, ad ogni modo, aperto: ma per fortuna ci è stato risparmiato almeno il sequel di questo prodottuccio raffazzonato che ha in mente più il botteghino che la verosimiglianza della storia (sceneggiatura del regista stesso). Colonna sonora 'ad hoc' di Franco Micalizzi, esperto del genere, con frequenti inserti di brani di Antonello Venditti; fra gli interpreti anche Pino Colizzi, Sal Borgese e due particine per i caratteristi Ennio Antonelli e Jimmy il Fenomeno, chiaro sintomo che il poliziesco si sta involvendo nel poliziottesco (deriva comica del filone). 4/10.
Il Gobbo è un rapinatore dall'evidente deformità fisica, scaricato dai compagni di banda e ricercato dalla polizia. Ha un gemello che viene chiamato Er Monnezza, e sarà proprio tramite lui che il commissario Sarti risalirà al Gobbo.
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