Regia di Peter George vedi scheda film
Los Angeles è stata quasi rasa al suolo da un terremoto. Le spiagge diventano rifugio di un gruppo di terribili criminali denominati surfisti nazisti. I delinquenti spadroneggiano ribaldi finchè uccidono un ragazzo di colore, suscitando le ire e la vendetta di sua madre.
Prendendo con le molle dal primo all’ultimo fotogramma, Surf nazis must die è una maniera come un’altra di passare un’ora e venti (poco meno, in realtà) senza pensieri, fra risatine facili, ma efficaci - il che comporta anche di non avere aspettative eccessive. O forse proprio di non averne affatto: la pellicola di Peter George, al debutto nel cinema e contemporaneamente alla sua penultima regia, è assolutamente pretestuosa e se ne fa demenzialmente vanto scoperto, come testimonia la produzione Troma alle sue spalle, sinonimo di film sgangherati ed eccessivi; il budget è basso, ma non infimo e gli attori discutibili, ma non inguardabili; scenografie, costumi, musiche e soprattutto il copione sono palesemente raffazzonati alla meglio. Ma tutto ciò effettivamente non importa: quel che conta è crederci, lasciarsi trasportare nel mondo distorto descritto in modo rozzo e caotico dalla sceneggiatura di Jon Ayre (da un soggetto di quest’ultimo e del regista), volutamente piena di buchi e di carenze logiche, improntata a una comicità fracassona, goliardica, in fin dei conti ingenua. Quasi assenti gli effetti speciali, biglietto da visita delle produzioni Troma; ritmo che rallenta nella seconda parte per riesplodere nel finale; pochissime le trovate memorabili: ma tutto il resto, se si sta al gioco, è sufficientemente godibile. 3/10.
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