Regia di Alan Birkinshaw vedi scheda film
Sprovveduta produzione voluta da Dick Randall, sceneggiata sul set giorno per giorno e girata senza alcuna attenzione, né grazia, dal distratto Alan Birkinshaw. A dispetto del titolo di horror non c'è nemmeno l'ombra e il safari è tutto da ridere.
1945. Durante la Seconda guerra mondiale tre soldati giapponesi nascondono, in mezzo alla foresta nelle Filippine, alcune casse contenenti lingotti d'oro. 36 anni dopo, lo scrittore Rex Larson (Edmund Purdom) rintraccia uno dei tre militari facendosi consegnare la mappa per raggiungere la località segreta. Con l'aiuto del trafficante Douglas Jefferson (David De Martyn), Larson organizza una spedizione per il recupero del tesoro. Per l'occasione viene ingaggiato Mark Forrester (Stuart Whitman), un reduce (alcolizzato) della guerra in Corea. Il viaggio però si rivela un trappola mortale, dato che prima di raggiungere la destinazione i vari partecipanti alla spedizione iniziano a morire in circostanze misteriose: morsi da serpenti velenosi, dilaniati da coccodrilli, affogati o vittime di trappole piazzate nel bel mezzo del nulla...
Il povero Ed Wood non sarebbe stato considerato il peggior regista al mondo, se all'epoca fosse stato sulla scena anche Alan Birkinshaw, domatore di cavalli e cavaliere di rodeo che per nostra sfortuna ha poi intrapreso la carriera cinematografica. E non solo per l'incredibile risultato ottenuto con questo delirante Horror safari, ma anche per aver in precedenza diretto Killer's moon e in seguito due dei peggiori horror spacciati come ispirati ai racconti di Edgar Allan Poe (La maschera della morte rossa e Il mistero di casa Usher). Qui poi c'è di mezzo Dick Randall, un produttore che anche in questa circostanza ha ben stretto i lacci al portafoglio, pure autore del soggetto sviluppato in sceneggiatura come work in progress (giorno per giorno durante le riprese) dallo stesso regista assieme a Bill James. Nonostante un cast interessante (Edmund Purdom, Woody Strode e Laura Gemser) Horror safari è un lungometraggio frutto di generale approssimazione e totale incapacità che riguarda ogni settore del mezzo cinematografico. Dai costumi ai dialoghi, dalla recitazione al montaggio, passando per situazioni involontariamente comiche (nel senso stretto del termine). Dopo un incipit senza capo né coda che offre uno dei più imbranati scontri di guerra (con lance volanti e soldati che saltano a destra e sinistra), il film prosegue offrendo un gruppo di mercenari da caricatura - alla "Sturmtruppen" - ad iniziare da Mark Forrester (sponsor del JB dato che ha sempre in mano una bottiglia), interpretato dall'attore Stuart Whitman che si presenta sulla scena con look da lupo mannaro per via di sopracciglia folte, con peli ispidi e lunghi.
Purdom prima di arrivare ad ottenere la mappa dal terzo reduce giapponese incontra gli altri due militari nipponici (che non è dato sapere perché non siano tornati prima a recuperare il tesoro): il primo lo fulmina a colpi di pistola in una delle più brutte sparatorie mai viste, il secondo invece si uccide facendo harakiri (letteralmente, si apre lo stomaco ma la scena invece che ottenere l'effetto disgusto riesce a smuovere solo sorrisi). Persino il reparto femminile contribuisce ad innalzare l'asticella del grottesco: la figlia di Forrester si aggiunge alla spedizione "perché altrimenti il padre... si dimentica di prendere le medicine per il cuore"; Laura Gemser invece oltre ad essere responsabile del demenziale decesso del suo partner (morso da un serpente), affoga mentre nuota nuda in un laghetto. E l'altro aspetto debolissimo di Horror safari sono gli omicidi, per come avvengono e, in maniera particolare, per come sono stati girati e montati: personaggi che saltano in bocca a coccodrilli, trafitti da paletti appuntiti, precipitati (come è tutto da vedere) giù da passerelle o colpiti a sassate! Sorprendente poi l'effetto del passare del tempo su Purdom, l'unico al quale - giunto alla grotta con il tesoro - è cresciuta la barba! Birkinshaw ci offre anche uno scontro corpo a corpo tra Strode e Tabachi (il giapponese che ha nascosto il tesoro), tra i più impresentabili mai realizzati, privo di effetti sonori e destinato a concludere in risata tra i due contendenti. E pensare che il buon Joe D'Amato è ancora in parte poco apprezzato dal pubblico, ma paragonare uno dei suoi film esotici (anche quelli peggiori, tipo Porno holocaust) a questa roba qua è come accostare all'oro la spazzatura.
"Qual è, fra tutte le case, la più povera? Quella dove sia molto oro, e non altro che molto oro."
(Arturo Graf)
F.P. 16/12/2021 - Versione visionata in lingua italiana (durata: 82'20")
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