Regia di Louis-Julien Petit vedi scheda film
Thriller d'atmosfera ambientato nella giungla dell'ambiente lavorativo più teso e competitivo dove vincere significa non perdere il posto. Adjani domina il personaggio, ma rimane succube per eccessiva fissità espressiva, forse a causa di un ripetuto uso sconsiderato del bisturi.
L'ambiente di lavoro che cannibalizza, logora, definisce in nome della produttività e del raggiungimento di obbiettivi commerciali sempre più "sfidanti" - per usare un termine molto in voga oggi - ma di fatto pressoché impossibili da raggiungere, un clima aziendale da girone infernale.
Carole Matthieu è un medico del lavoro di una grande società che si occupa di vendite on line, e che dispone dunque di una forza lavoro robusta prettamente impiegata in attività di collocamento e persuasione esercitata a mezzo telefono.
Carole è molto sensibile ai doveri che derivano dalla propria attività ed è impegnata anche nel sondare la salute psichica e non solo fisica dei suoi pazienti. La sua ingerenza non la esonera da atteggiamenti ostili da parte di certa dirigenza ogni qualvolta la donna si impegni in azioni che ostacolino il raggiungimento dei programmi commerciali aziendali, andando incontro anche a spiacevoli quanto anonime intimidazioni psico-fisiche.
Il giorno in cui un dipendente, scosso ancora più di altri da azioni sconsiderare di mobbing, pressioni commerciali destabilizzanti ed accanimento psicologico sui mancato raggiungimento dell'obiettivo, le chiede supplichevole di aiutarlo a farla finita, la donna si impegna - dopo ripetuti comprensibili tentennamenti - addirittura ad esaudirlo, e a compiere la sua sconsiderata azione per riuscire a scuotere l'attenzione dei media su un malcostume ed un vero e proprio taglieggiamento a danno di lavoratori, impossibilitati a perdere il posto e per questo costretti a subire e cercare di resistere.
La morte del dipendente accende i riflettori e crea una vera e propria inchiesta, in cui un coscienzioso poliziotto incaricato delle indagini desidera venire a capo di alcune incongruenze che si concentrano sulla dinamica del drammatico a avvenimento.
E nel frattempo il legame tra il medico e la sorte dei dipendenti vessati diventa sempre più intenso, tale da far meditare alla donna la messa in atto di un'azione dimostrativa emblematica che serva da denuncia definitiva e cruciale di un clima di estorsione divenuto inaccettabile.
Dopo il riuscito Discount, il giovane cineasta Louis-Julien Petit torna ad affrontate - sebbene in termini più duri e votati al thriller dai connotati da denuncia sindacale - le problematiche del lavoro, dello sfruttamento e dello stress da competizione che scompensa e rende impossibile la vita.
La circostanza permette alla divina Isabelle Adjani di riappropriarsi di un personaggio forte perfettamente nelle corde della celebre star francese. Che ritroviamo da una parte perfetta in quel suo incedere fiero e avvolta in più occasioni da un abbondante cappotto color rosso scuro che la trasforma in una tenace e livida supereroina, cupa e contraddittoria, ferita nel fisico e nell'animo da troppa crudele ostilità, ma deliberatamente concentrata alla difesa incondizionata della classe lavoratrice offesa ed umiliata.
Il film procede come un thriller psicologico colmo di enigmi e misteri che la sapiente regia organizza con cura.
Invero la celebre diva appare, oggi più che mai, afflitta da una mono-espressivita' da probabile accanimento chirurgico a sfondo estetico che la hanno resa da tempo come una immobile bambola di cera, e costringendola pertanto ad una espressione contorta e sofferente anche perfettamente a tono con la tematica del film. Circostanza questa che, in linea di principio, la vede costretta probabilmente ad astenersi da parti allegre ove sia costretta a ridere. (Ma in fondo, abbiamo mai visto ridere la Adjani nell'ultimo trentennio?).
Detto ciò il film, pur validamente diretto e interpretato anche da validi comprimari come Corinne Masiero (la responsabile delle risorse umane) e dall'aitante attore scandinavo spesso coinvolto in terra francese Ola Rapace, qui nel ruolo del poliziotto, non raggiunge lo spessore e la potenza espressiva del migliore Virzì di Tutta la vita davanti, ma appare altresì più riuscito e coinvolgente del recente Corporate appena uscito nelle sale d'Oltralpe, e recentemente recensito.
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