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Bertolucci - Rubando bellezza

Regia di Fulvio Wetzl, Laura Bagnoli, Danny Biancardi vedi scheda film

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La recensione su Bertolucci - Rubando bellezza

di yume
8 stelle

Rubando bellezza entra nella casa del poeta a Casarola, è il 2015, Bernardo, il figlio più grande, è ancora lì, Giuseppe non c’è più, Lucilla, la moglie, lo ricorda. Attilio riappare in vecchi filmati, ascolta jazz, sorride, come sempre, emergono storie di vita semplice, di affetti che l’assenza non ha consumato.

 

locandina

Bertolucci - Rubando bellezza (2015): locandina

Un vecchio vinile con la tromba di Armstrong, Attilio sorride e col dito disegna nell’aria la scala musicale.

Un bianco e nero anni Cinquanta scorre sui  tetti di Casarola, uomini seduti sul muretto aspettano l’arrivo del prete mandato dalla Curia, uno si fa il segno di croce quando lo vede, sembra il “prete bello” di Parise, ha la valigia di cartone e si guarda intorno sereno e apostolico.

Stradine dissestate fra le case dai muri di pietra grezza, una scarpa fa la barchetta nell’acqua del lavatoio, la nonna fila la lana dal vecchio fuso con dita veloci e sapienti, un contadino stanco si ferma e si asciuga il sudore.

Due ragazzi timidi e felici attraversano il ponte, mano nella mano. Primi amori.

Il canto della bellezza rubata comincia da qui e finirà intorno ad un cappello bianco sul tavolo di noce del vecchio soggiorno di campagna.

E’ l’antica casa Bertolucci dal bel giardino vecchi tempi fiorito di azalee, il panama è di Attilio, il grande padre mite, un volto che sembra conoscere solo il sorriso, la schiena un po’ curva e la testa china sulle sue poesie che legge e rivive leggendo.

Storia di famiglia, ci sono tutti, anche i morti, un pennarello disegna un cerchio rosso in sovrimpressione intorno al cappello.

 

Al centro scrive Attilio, intorno, a raggera, aggiungerà altri nomi, una corona sempre più fitta:

Proust, Bernardo, Giuseppe, Morante, Gozzano, Pasolini, Gifuni, Morandini, Lucilla, Godard, Benigni, Bergamasco …

Giuseppe Bertolucci, Attilio Bertolucci, Bernardo Bertolucci, Ninetta Giovanardi

Bertolucci - Rubando bellezza (2015): Giuseppe Bertolucci, Attilio Bertolucci, Bernardo Bertolucci, Ninetta Giovanardi

 

Wetzl, Bagnoli e Biancardi scelgono la strada del racconto biografico che ha la raccolta lentezza della poesia di Attilio Bertolucci, non ci sono fratture, accelerazioni, è un canto che fluisce piano e costruisce memoria.

Quei nomi si aggiungono poco per volta, immagini e parole creano un ordito polifonico che racconta di donne e uomini che si sono incontrati e l’incontro fu fertile, non ha lasciato solo ricordi, che possono svanire.

Quei nomi sono stati vita intorno, famiglia, amici, artisti amati, il presente, vivo, seducente, perché è su quello che pesa l’ombra della morte e “un soffio di vento … il mare che trema… i piccoli aeroplani di carta che tu fai, volano nel crepuscolo, si perdono come farfalle notturne nell’aria che s’oscura, non torneranno più.”

 

Rubando bellezza entra nella casa del poeta a Casarola, è il 2015, Bernardo, il figlio più grande, è ancora lì, Giuseppe non c’è più, Lucilla, la moglie, lo ricorda.

Attilio riappare in vecchi filmati, ascolta jazz, sorride, come sempre, emergono storie di vita semplice, di affetti che l’assenza non ha consumato.

Una rosa bianca in fondo al giardino, quella per Ninetta, la moglie

 

Coglierò per te

l'ultima rosa del giardino,

la rosa bianca che fiorisce

nelle prime nebbie.

Le avide api l'hanno visitata

sino a ieri,

ma è ancora così dolce

che fa tremare.

E' un ritratto di te a trent'anni,

un po' smemorata, come tu sarai allora.

 

C’è il ricordo tenero e un po’ sorridente di Bernardo e della “bedrum”, parola oscura che il padre diceva e il bambino non capiva.

Ma di “camera da letto” non si parlava, allora, non è parola per bambini, l’inglese mimetizzava.

Attilio legge qualcosa, sulle orme di Proust pedina la memoria, Proust è il primo nome scritto nella raggera … un fermo pallore d’alba estiva… il letto di Proust, i suoi ritorni da Parigi a Combrai “in questo letto egli non poteva addormentarsi senza il bacio e la buonanotte della mamma

Danny Biancardi, Fulvio Wetzl, Laura Bagnoli, Bernardo Bertolucci

Bertolucci - Rubando bellezza (2015): Danny Biancardi, Fulvio Wetzl, Laura Bagnoli, Bernardo Bertolucci

 

In giardino Bernardo rievoca l’imprinting del suopercorso di adulto lasciato dal padre, parla dell’infanzia nella campagna di Parma negli anni 40 e inizi 50, quando s’imparava il comunismo dalle donne che raccoglievano i pomodori nei campi e il suo destino futuro di cineasta si preparava nei cinema in cui il padre lo portava a otto, nove anni, quando il suo eroe era John Wayne.

E poi il trasferimento a Roma, difficile all’inizio, “Mi sentivo smarrito”.

E il ricordo di Pasolini.

Lui, ragazzo, che apre a Pasolini che suona alla porta di casa alle tre del pomeriggio in cerca del padre e lo lascia ad aspettare sul pianerottolo. Al padre che faceva la siesta dice: “C’è uno che ti cerca, dice di chiamarsi Pasolini, ma secondo me è un ladro”.

E finirà come assistente alla regia in Accattone.

Giuseppe non c’è più neanche lui, ne parla la moglie, Lucilla, eracconta del difficile essere tra due grandi come il padre e il fratello, ma alla fine non avvertirlo come peso, solo come ricchezza. Parla della sua intelligente ironia che chiamava “marginalità consapevole” il suo percorrere vie laterali, non essere al centro, sempre alla ricerca di qualcosa che stupisse innanzitutto sé stesso.

Dei suoi lavori scorrono sequenze, film diversi da quelli di Bernardo, sperimentali, indipendenti, tra cinema e teatro, Panni sporchi,  Berlinguer ti voglio bene, ‘Na specie de cadavere lunghissimo, un mondo fuori dai red carpet e dagli Academy awards, ancora forse da scoprire.

L’aria delle riprese si riempie di suoni, classica, jazz, cicale impazzite, profumi dei fiori nei grandi vasi di terracotta in giardino.

L’estate nella grande casa è ferma ad allora, lì si trascorrevano mesi, dalla chiusura alla riapertura delle scuole, Bernardo e Giuseppe scorrazzavano per le strade come quei ragazzini dai pantaloni corti che giocano in piazzetta.

La “delicata sobrietà” della poesia di Attilio, i suoi “mezzogiorni frananti dall’azzurro”  nei “tramonti smerigliati” hanno lasciato quell’odore che si attacca ai mobili, alle pareti, e non va più via.

Oggi anche Bernardo non c’è più, il lento ‘dissanguarsi dei giorni’ ha chiuso i conti.

Resta la loro poesia, fra vecchi muri e mobili d’antan, per noi.

 

 

www.paoladigiuseppe.it

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