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Jefferson in Paris

Regia di James Ivory vedi scheda film

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La recensione su Jefferson in Paris

di sasso67
4 stelle

Anche qui siamo di fronte al James Ivory più pedante e meno riuscito. La ricostruzione d'ambiente prende il sopravvento sulla descrizione delle psicologie dei personaggi e, alla fine, ci si trova di fronte all'aspetto deteriore delle opere didascaliche dell'ultimo periodo rosselliniano (dove, però, generalmente combaciavano rigore morale e stilistico). Si vede, cioè, Jefferson, futuro terzo presidente degli USA, alle prese con vari aspetti della vita quotidiana, mentre il regista, salvo qualche raro colpo di genio (Luigi XVI che reagisce piangendo alla celebre frase del suo collaboratore, «no, sire, è una rivoluzione»), si sofferma su momenti che sembrano quadretti quasi del tutto slegati tra loro: Jefferson e la figlia che tende al cattolicesimo e pensa di prendere i voti; Jefferson e l'amante angloitaliana; Jefferson e gli schiavi, e così via.
Per questo, si può dire che, nonostante la presenza di ottimi interpreti nelle parti principali - Nolte, Lonsdale (attore ormai formato esportazione, ma spesso bravo), Paltrow -, si tratta di un'occasione sprecata.

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