Regia di James Ivory vedi scheda film
Ivory ha un suo stile, ma alle volte perde il controllo delle proprie scelte narrative, iniziando dalla sceneggiatura, che doveva già avere messo in allarme la sua intelligenza. Una storia ricca di avvenimenti, di storie e sottostorie, e ne è venuto fuori una racconto assolutamente non caratterizzato, se non superficialmente, al limite del sopportabile, pur avendo due interpreti giusti come la Scacchi e Nolte, ambedue disponibili, ma inesorabilmente castrati. Un arco di tempo e di storia dove la passione del racconto era quasi naturale, ma qui Ivory ha fatto da pompiere, quando il fuoco non era ancora acceso. Jefferson viene fuori in maniera criptica ed ineguale, la Scacchi riesce a far quadrare il cerchio, ma la storia non riesce a collimare, la rivoluzione francese sembra di leggerla nei libri di scuola elementare, con qualche variante arci saputa. La storia sentimentale di Jefferson ed i rapporti con gli schiavi sono all’acqua di rose, e sembra come se il regista sia stato intimorito ad affrontarli, tanto valeva, allora, non fare il film, che è ben fotografato costumi discreti, ma come sappiamo non è solo questo che può fare un buon film.
Si vede in una scena un rivoluzionario dove si riconosce Vincet Cassel
uan storia complessa in cui scenggiature e regia si sono perse
si è scontrato con la storia e la cosa non è stata proficua
giustissimo, ma capitato male
un'attrece sensibile e brva, scoperta dal regista, ma qui il film non ricambia
nel ruolo credibile del re
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