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Michael Moore in TrumpLand - Nella terra di Trump

Regia di Michael Moore vedi scheda film

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La recensione su Michael Moore in TrumpLand - Nella terra di Trump

di mm40
5 stelle

Ohio: Michael Moore tiene uno show-comizio a favore della candidata democratica Hillary Clinton, in vista delle elezioni presidenziali Usa di novembre 2016, in una roccaforte di Donald Trump, l'avversario repubblicano alle urne.

 

Se non riuscite a immaginarvi uno stand up show (spettacolo comico di un uomo solo, in piedi sul palco) che confluisce in un comizio elettorale, o viceversa un comizio che diventa show comico, questo Michael Moore in Trumpland fa per voi. Per chiunque altro, specie se sostenitori di Hillary Clinton, meglio evitare. Perchè il nodo centrale dello spettacolo qui ripreso, che Moore ha tenuto in una roccaforte repubblicana, in Ohio, pochi giorni prima delle elezioni presidenziali 2016, non è affatto Trump, il candidato repubblicano: ma è la democratica Hillary, che viene sapientemente maneggiata con i guanti dal copione dello show. Lo scrittore/regista parte infatti prendendone le distanze: mai votata finora, anche se... Da una lunga serie di "anche se..." partono le più disparate motivazioni per consegnare il Paese nelle mani della Clinton: donna, persona di cultura, di scienze, che conosce il popolo... Piano piano emergono numerose e potenti le difese della candidata democratica, alla quale come è noto la Storia affiderà un ruolo da perdente. Ma non solo: la sconfitta contro Trump è stata umiliante sia per la maggioranza di voti da quest'ultimo ricevuti, sia per tutte le ragioni che Moore elenca in questo instant movie, che vanno a dipingere Hillary indubbiamente al di sopra delle sue possibilità umane e politiche. E questo - il limite agiografico - è uno dei principali problemi del film; anche la chiusura, con l'imposizione violenta, a parole ma violenta, ad andare a votare per la democratica, è decisamente fuoriluogo: peccato perchè nel corso dello spettacolo ci sono momenti divertenti e anche sublimi, nei quali tematiche ostiche vengono trattate con leggerezza, ma non superficialità, per suscitare una risata e allo stesso tempo un consenso. Considerando gli esiti disastrosi del suo ultimo, recentissimo lavoro (Where to invade next, 2015), questo film ci riconsegna l'immagine di un Moore che sa anche essere divertente mentre informa, anche se le imprecisioni, le omissioni e le esagerazioni sono sempre parte del suo impasto narrativo. 5/10.

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