Regia di Andrey Zvyagintsev vedi scheda film
In Russia, una coppia sta per divorziare. I due si rimpallano l'affidamento del loro unico figlio dodicenne (Novikov). Il quale, all'improvviso, scompare, volatilizzandosi. Viene allertata la polizia, partono le ricerche, si spera nella complicità tra nonna materna e nipote, si fa persino visita all'obitorio. I due genitori mandano avanti le loro vite con i rispettivi compagni, come se la cosa non li riguardasse.
Andrey Zvyagintsev ha un abbonamento con i premi cinematografici. Non c'è film che non ne vinca uno. Non fa eccezione questo Loveless (premio della giuria al 70° festival di Cannes), spettacolo agghiacciante sull'assenza totale di sentimenti, che mette in scena il tristissimo rapporto tra un padre accidioso e irresponsabile (Rozin) e una madre in simbiosi totale con il proprio cellulare (Spivak), indifferenti alla sorte di un figlio che viene appellato, nel migliore dei casi, con espressioni carezzevoli come "quello spostato" o "impiastro". Ancora una volta Zvyagintsev torna sul tema della paternità, come già in The return e Leviathan, coniugandolo con quello di una sparizione. E ancora una volta lo fa senza alcuno sconto allo spettatore, mostrando un talento registico fuori dal comune, espressione di una nitidissima idea di cinema che sta tra l'eredità lasciata da Tarkovskij e quella di Bergman.
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