Regia di Andrey Zvyagintsev vedi scheda film
Che bello ritrovare, a distanza di tanti anni da “Il ritorno”, un film del russo Zvjagintsev ugualmente ben fatto e significativo da molti punti di vista, sia formali che contenutistici, una degna conferma del talento del regista russo che mi spinge a recuperare altri suoi titoli come “Leviathan”, per cui sono molto curioso. “Loveless” è un film molto grave, spesso disperato che dipinge un inferno in terra dai rimandi bergmaniani espliciti (il regista ne ha parlato come di una versione aggiornata di “Scene da un matrimonio”), ma anche Antonioni è tirato in ballo con un rimando narrativo a “L’avventura” a mio parere innegabile. E’ una storia di vite allo sbando, di mancanza d’amore e di odio reciproco in una coppia che si sta separando, la cui vittima sarà il figlio che scompare all’improvviso e che sarà ricercato per tutta la seconda parte dell’opera, con un esito finale che preferisco non rivelare. Zvjagintsev è molto attento alla composizione dell’immagine ma non cade nel formalismo di cui lo accusano i suoi detrattori, conferisce un ritmo lento alla pellicola senza evitare alcuni tempi morti, ma in termini emotivi il film è intenso e pregnante, forse scontando a tratti una certa volontà didattica troppo scoperta (soprattutto nel finale della donna sul tapis roulant sotto la neve con la scritta Russia sul maglione della tuta). Tuttavia, si tratta davvero di piccole scorie in un film padroneggiato con sicurezza a livello visivo e ben interpretato da attori che non conosco, fra cui spicca soprattutto Marjana Spivak nel ruolo di Zhenia, un volto che non si dimentica e che trasmette con forte espressività il dolore e il disincanto della donna. Zvjagintsev si pone consapevolmente sulla linea tracciata da Tarkovskij, ma a mio parere in maniera creativa, non manieristica o compiaciuta. E’ un film molto utile anche per una riflessione sulla crisi della famiglia, delle istituzioni e su un malessere sociale non soltanto russo, con riferimenti alla guerra in Ucraina e a conflitti etnici che ne aumentano la portata sociale. A mio parere più riuscito di “The square” che ha vinto il massimo premio a Cannes, mentre Zvjagintsev si è dovuto accontentare di un premio minore. Voto 8/10
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