Regia di Andrey Zvyagintsev vedi scheda film
Fine di una vita familiare, rimozione di ogni dettaglio utile a far riaffiorare eventuali momenti di felicità rinnegata. Egoismo ed arriviamo di due genitori mostruosi da cui il devastato figlio adolescente sceglie di allontanarsi, scomparendo per sempre. Il grande ritorno di un grande regista russo.
CANNES 70 - CONCORSO - PRIX DI JURY
Una coppia a pezzi, un matrimonio bruciato del quale nemmeno gli eventuali sparuti ricordi felici meritano, secondo i due membri della coppia, di essere salvati.
Il marito vive già con un'altra donna, incinta in stato avanzato, mentre la bella moglie, che ftequenta un ricvo uomo d'affari che la vuole sposare, si sta occupando dei dettagli per vendere la casa, nido coniugale ormai incompatibile con una situazione sempre più spinosa e con il fuoco sempre pronto a diventare.
Il figlio dodicenne della coppia, solo, mortificato, trattato come un pacco scomodo ed ingombrante, sceglie la via del mutismo per affrontare gli scontri tra genitori; sceglie il pianto solitario e disperato in camera, dove non c'e' pericolo che alcun genitore possa o voglia sentirlo o preoccuparsi di consolarlo.
L'angoscia palpabile nell'animo del bambino lo induce a scomparire, a togliersi dalla circolazione, tanto e' ovvio il suo ruolo di persona non gradita, di ostacolo più problematico alla messa a punto di una fine di coppia.
Lo cercheranno ovunque con una mobitazione generale, la cui accurata organizzazione dipende molto di più dell'umanità senza necessità di sovrapprezzo o ricompensa da parte del titolare delle indagini e delle ricerche, piuttosto che dall'iniziativa dei due freddi, egoisti e mostruosi genitori: due individui belli e fotogenici, realizzati e benestanti, ma completamente vuoti di quella umanità e di quel dovere civico, altrove e quasi ovunque presente con una spontaneità che qui latita in modo sconcertante.
Nella società del benessere diffuso, almeno nella categoria dei realizzati, l'insoddisfazione da eterna scontentezza, e la schiavitù di restare integrati in un mondo veloce in cui tutto è disponibile con un clic, ma manca il tempo per potervicisi dedicare, l'affanno di restare al timone delle proprie esistenze ormai solo virtualmente entusiasmanti e piene - annulla o sminuisce imperdonabilmente valori e legami connessi alle nostre nature di esseri viventi naturalmente responsabilizzati, almeno nei ruoli che istintivamente la natura ci inculca come esseri viventi e mammiferi destinati allo sviluppo della specie.
Il gran regista russo Andrey Zvyagintsev celebra, con questo suo ultimo riuscito lungometraggio, la morte del sentimento, la fine della spontaneità, l'abbandono, anzi il rifiuto, di assecondare doveri morali che tradizionalmente dovrebbero essere scambiati per piaceri formativi, se non per vere e proprie soddisfazioni ed orgogli esistenziali.
In una scena emblematica di questa assenza di sentimenti familiari, il padre dello scomparso afferra il nuovo figlio neonato mentre piange e lo scaraventa letteralmente nel suo box invaso di giocattoli inutili, come si trattasse di un giocattolo egli stesso, suggellando la fine di ogni più tenue residuo di legale paterno/filiale.
Di fronte a questo sconcerto, il film appare illuminante, riuscendo a rappresentare lucidamente e con grande potenza il vuoto sentimentale, la deriva delle emozioni, e la sopraffazione della coppia, distrutta, anzi annientata, dai risentimenti reciproci e dallo stress da competizione che tra di essi si instaura ed alberga, sollecitato non poco dalla invadente macchina legale che assiste in tali circostanze entrambe le parti per far loro ottenere la migliore soddisfazione materiale e morale.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta