Regia di Andrey Zvyagintsev vedi scheda film
Zhenya e Boris stanno divorziando. Nessuno dei due ha il desiderio di prendere con sé il figlio Alyosha tanto da arrivare alla dolorosa scelta di chiuderlo in collegio per potersi godere le nuove relazioni con i nuovi rispettivi compagni. Quando Alyosha viene a conoscenza del piano dei suoi genitori, scappa di casa e sparisce nel nulla.
In una Mosca fredda e asettica si svolge il dramma di Alyosha, figlio indesiderato di una coppia senza amore. Elemento che viene da subito identificato, e che Andrej Zvjagincev mette volontariamente al centro della sua narrazione, indicandocelo finanche nel titolo. Perché è evidente che Zhenya e Boris sono senza amore. Incapaci di amare altri all’infuori di loro stessi. È palese anche nei rapporti con i nuovi rispettivi compagni con cui si abbandonano a notti di passione e frasi d’amore sussurrate ma sono evidentemente incapaci di trasmettere l’estremo sentimento a cui sembrano totalmente estranei, quasi immuni.
La freddezza dell’ambientazione si estende nell’animo dei due protagonisti che si urlano insulti e accuse per tutta la durata della pellicola. Creano la causa della fuga di Alyosha e sono incapaci di collaborare, di deporre le armi, anche durante le infruttuose ricerche di Alyosha; questo atteggiamento finisce per essere l’ennesima dimostrazione di una rabbia repressa piuttosto che la conseguenza di un dolore sordo che solo sul finale viene fuori, in una sequenza unica, breve eppure molto intensa.
Andrej Zvjagincev dirige una pellicola che son il suo racconto lento e ordinario penetra nella carne dello spettatore ma trasmette l’assenza di sentimenti che anima i protagonisti. Alla fine l’unica sensazione che si prova è lo sgomento. Inevitabilmente la vita procede e quel suo scorrere regolare e indifferente provoca un moto di indignazione proprio di una presa di coscienza che ci pone di fronte ad una verità assoluta.
Alyosha sente di essere un peso. Avendo più dignità delle due persone che lo hanno generato, toglie il disturbo in punta di piedi, senza clamore, senza scenate. Piange nel buio, si consola da solo e da solo trova la soluzione, estrema ma, stando al finale, gradita. Una pellicola spiazzante per quanto vera sia.
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