Regia di Trey Edward Shults vedi scheda film
Le probabilità che accadesse nuovamente erano alte, e difatti ecco puntualmente riaccadere che un film che definire mediocre suona quasi come un complimento finisca per venir inopinatamente (si fa per dire) elogiato da buona parte della critica.
Curiosamente, o forse inevitabilmente, scambiato come un’opera dal grande e profondo costrutto, It Comes at Night si rivela invece una tremenda delusione, un film anemico e ignavo, incapace di decidersi su cosa voglia dire o trasmettere, perché probabilmente ciò che vuole dire o trasmettere si può abilmente sintetizzare nella breve fase: un bel nulla.
Mantiene una singolare equidistanza da tutto ciò che di potenzialmente interessante avrebbe potuto regalare la (pur esile) trama. Ovverosia, evita accuratamente di sviluppare tutti gli spunti sempre potenzialmente interessanti che avrebbe potuto tranquillamente invece sviluppare. E tutto il film si riduce dunque ad una trama banalissima e striminzitissima, quasi un semplice canovaccio, diluita per un’ora e mezza che pare non finire mai, ingenerando nello spettatore nient’altro che (“sacrosanto”) rigetto. Mentre tutte le occasioni per inquietare (cosa che, si suppone, dovrebbe essere d’interesse se non precipuo quantomeno rilevante per un horror) si smarriscono nel vuoto (e se ne perde veramente il conto).
Così come si perde il conto anche delle numerosissime insulsaggini, e dei numerosissimi buchi narrativi o parentesi non spiegate che si susseguono quasi senza sosta
(SPOILER: anche tralasciando delle origini dell’epidemia e quant’altro, ovvero degli antefatti, pure tanto di ciò che viene effettivamente mostrato sullo schermo spesso non ha nessun senso o ne ha ben poco, oppure appare letteralmente buttato lì e poi non più considerato: ad esempio, un uomo legato ad un albero per almeno un giorno intero è subito arzillo e pimpante appena viene liberato, e non è stato avvicinato da nessunissimo animale? Due uomini attaccano Will e Paul ma da lì in poi questi ultimi non incontrano più anima viva? E quegli uomini, allora, da dove venivano? Beh, non lo sapremo mai visto che quel geniaccio di Paul spara all’unico superstite prima che abbia la possibilità di aprir bocca.
Ancora: si lascia intendere che Will e mogliettina possano aver mentito su alcuni punti salienti della loro storia, eppure all’interno della narrazione di questa informazione non se ne fa niente? Dopo mezz’ora in cui non succede quasi nulla, ecco che il cane si mette ad inseguire qualcosa e non è dato sapere cosa? L’allegra famigliola è tutta paranoica e rinchiusa eppure si “dimentica” spesso di indossare maschera e guanti quando si reca all’esterno? E se arriva qualcuno, o “qualcosa”? Se uno di loro viene attaccato da un “infetto”? Cosa fanno, dicono “time out! Che devo mettermi le protezioni” (tipo nella brillante scena già citata in cui Will e Paul vengono attaccati da gente della quale evidentemente non possono conoscere lo stato clinico)?
Ed infine: il cane dopo un po’ fa la sua ricomparsa, a quanto pare un bambinetto riesce ad aprire una porta sbarrata la cui unica chiave è in possesso di Paul, quello stesso bambino si addormenta poi sul pavimento di un’altra stanza, viene riportato in camera sua dal prode Travis, si scopre poi che è infetto, viene quindi eradicato dal mondo con grande dispendio d’energia e di dolore insieme a padre e madre, Travis è rimasto però comunque infettato per averlo toccato, muore quindi anche lui, eppure miracolosamente mamma e papà dello stesso, in particolare la prima che lo ha abbracciato e sbaciucchiato manco fosse un bebè, sono rimasti in perfetta salute? FINE SPOILER).
Come detto, un profluvio di assurdità e tutto per cosa? Quale vorrebbe essere il grave messaggio? Che in certe situazioni è meglio non fidarsi del prossimo? Che l’uomo è il peggior animale, vile, egoista e vigliacco? O forse, più semplicemente, che il sonnambulismo può nuocere alla salute? Inutile proseguire oltre: It Comes at Night (tra le questioni insolute rimane anche quella riguardante il cosa sia mai che “vien di notte”) è un film banale e monotono, che si affloscia sulla conclusione più scontata, e le cui uniche componenti salvabili sono la fotografia e (forse) le interpretazioni degli attori.
Costato intorno ai 5 milioni di dollari, si rivela comunque un discreto successo di pubblico e un incredibile successo di critica, il che non lascia ben sperare circa il futuro del cinema dell’orrore.
Nota (probabilmente di alcun interesse) sul titolo: l'interpretazione circolante qui su filmtv ma anche altrove riguardo il titolo dell'opera appare (a mio modestissimo parere) un poco forzata.
Il passo, infatti, recita: "perché voi stessi sapete molto bene che il giorno del Signore verrà come viene un ladro nella notte" (in inglese: "for you know very well that the day of the Lord will come like a thief in the night"), e dunque né in italiano né in inglese richiama più di tanto direttamente il presente titolo, almeno di non fare un ardito sforzo di fantasia (in quel caso, magari avrebbe dovuto intitolarsi, che so: "Like a Thief in the Night" o qualcosa del genere).
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