Regia di Trey Edward Shults vedi scheda film
l'orrore ha un volto preciso soprattutto quando è agito e perpetrato a mente lucida e cosciente, in nome della difesa nazionale. un horror piccolo ma epocale. regia e sceneggiatura che spaccano, attori che recitano per salvarsi la vita.
vien di notte o con le tenebre, ma non che il giorno porti del gran sollievo.
un'epidemia trasforma le persone in purulenti e pericolosi avversari che riversano sangue nero; la soluzione è solo una, l'eliminazione.
inizia con l'agonia finale di un padre, prima che il punto di riferimento diventi un nemico da cui fuggire.
i congiunti lo fanno coricare delicatamente in una carriola, lo portano di fuori, fossa scavata, colpo d'arma da fuoco in testa e poi un falò: "ora puoi smettere di lottare", il corpo ricoperto di pustole, ferite e lividi, esausto, lotta contro qualcosa che lo mangia da dentro.
ciò che rimane di un nucleo famigliare, rifugiatosi in una casa nei boschi, fa di tutto per proteggersi da ciò che sta succedendo.
la casa è un fortino contro tutto ciò che viene da fuori.
il bosco con le sue linee verticali che sfasa e confonde la vista, una barriera fittizia che isola, ma rappresenta un continuo pericolo di invasione.
il pericolo fa si che si creino regole sempre più stringenti, la famiglia, luogo da difendere con ogni mezzo possibile ma che in ogni momento può infettarsi e trasformarsi in pericolo essa stessa.
la paura innescata da questo morbo sconosciuto che non lascia scampo, isola completamente e trasfroma le persone in trogloditi che temono gli altri come una volta forse i primi ominidi temevano gli eventi atmosferici, rivestendoli di maledizioni scagliate dall'essere soprannaturale di turno.
la sopravvivenza viene irregimentata da regole sempre più rigide e strette, poiché è sempre più pericoloso procacciarsi beni di sopravvivenza come il cibo e l'acqua.
uscire dalla casa è uscire dalla grotta e incappare letteralmente nel mostro.
la casa stessa olte ai soliti ambienti di una casa come la intendiamo, è composta da un lungo corridoio che porta all'uscita , attraversando una porta rossa, ci troviamo nella zona nella quale occorre indossare, guanti, vestiti che coprano il più possibile la pelle e una maschera , una sorta di utero oltre il quale si esce nello SCONOSCIUTO oppure si viene invasi, come succede proprio una notte.
un uomo oltrepassa i limiti della proprietà e viene prontamente atterrato, , spogliato e legato ad un tronco in attesa di vedere se è infettato oppure no, completamente in balìa degli eventi.
non c'è emotività, c'è solo paura , istinto di conservazione e ogni emozione scatenata dallo stato di emergenza e di totale confusione innescato da una pandemia di cui si è perso il controllo e apparentemente la battaglia.
nonostante le regole severe, la famiglia decide di credere a quello che gli dice l'uomo e trasgredendo se stessa, si organizza per andare a recuperare la familgia dell'uomo e ciò che possiede, compreso alcuni animali da fattoria.
decide speranzosa di ritrovare un briciolo di civiltà, ospitando un altro nucleo familgiare con un bambino piccolo.
sembra che tutto vada per il meglio, la nuova famiglia più giovane si adegua alle regole della famiglia ospitante, e apparentemente anche le tensioni sembrano allentarsi, con fatica.
sembra che la decisione di accoglierli porti sollievo un pò a tutti; le loro effusioni di giovane copia, rilassano la copia ospitante, ma alita dell'agitazione nel figlio adolescente.
insomma i visitatori creano, con la loro presenza scompiglio, loro malgrado, esemplare un dialogo notturno tra la donna giovane e il figlio adolescente, che da conversazione innocente, riesce a trasformarsi in una crepa scricchiolante, con un rapido sguardo captato dalla donna nella sua scollatura da parte del ragazzo.
magistrale come il regista è riuscito a costruire il clima di insicurezza, paura, tensione, mancanza di fiducia e accoglienza di facciata e di convenienza nell'ora e quaranta minuti canonici e trasformare una educata conversazione tra due sconosciuti, in un campanello d'allarme in soli pochi secondi.
se l'altro rappresenta comunque un potenziale pericolo, e un padre con suo figlio morti ammazzati durante una sorta di imboscata, sono solo due corpi che ben presto cominceranno a marcire, anche le persone che la familgia ha ospitato e da cui viene aiutata nell'economia della casa e della sopravvivenza, anche se hanno un nome e si comincia a conoscerli, all'improvviso diventeranno un agente ostile da cui proteeggersi e difendersi, e il tutto può essere scatenato da una conversazione origliata dalla soffitta.
IT COMES AT NIGHT, è un film molto romeriano a mio avviso.
tutto l'orrore che non vediamo, viene comunque da dentro, dalla società, dalla famiglia stessa, dalla casa.
gli sguardi mai sorridenti, sempre diffidenti, impauriti, guardinghi sono sempre miratia scrutare l'altro, anche e soprattutto quando l'altro è colui che si è accolto nel proprio utero casalingo.
i ghouls, gli infetti siamo noi stessi, e come nei migliori horror americani, tipo THE DARK AND THE WICKED per citarne uno, ancor prima di trasformarci in mostri che vomitano sangue nero, con occhi inespressivi oscurati da umori infetti e ricoperti di pustole che devastano un corpo che si annienta per lottare contro se stesso, siamo dei mostri morali che cacciano letteralmete gli altri in una delle scene che lasciano esterreffati e devastano il nostro senso di giustizia.
non rimane nulla, solo noi, e per quanto?
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta