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Manolesta

Regia di Pasquale Festa Campanile vedi scheda film

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La recensione su Manolesta

di chinaski
6 stelle


Anche in questo film Tomas Milian si caratterizza come una vera e propria Maschera. Possiede un costume (vestiti colorati, l’ immancabile cappello, il trucco sotto gli occhi) e possiede soprattutto una sua unità strutturale di fondo (il corpo dello stesso Milian, la voce di Amendola). Tomas è un eroe popolare. E’ la voce del popolo. E’ quello che attraverso le parolacce dice la verità. Non male come cosa, soprattutto quando si pensa che il parlare bene alle volte è usato in maniera sofisitca. Si parla corretto ma si dicono un sacco di stronzate.
Nel film, a differenza degli altri del Monnezza, c’è anche un minimo di storia, colorata da sfumature di carattere sociale.
Certo, ci sono sempre le solite scenette, ma c’è anche un qualcosa in più.
Una sorta di coscienza popolare e proletaria che vorrebbe l’ affermazione dei propri diritti e anche il riconoscimento della propria natura.
Il problema è però sulle intenzioni di quelli che lavorano con Tomas.
In alcuni momenti sembra che il mostrare momenti molto squallidi della nostra società corrisponda più ad una stupida presa in giro che a una vera e propria denuncia. Come nei film dei Vanzina si mostra lo squallore nostrano solo per sentirsi dire “siamo fatti così, pazienza, ridiamoci sopra”. Tomas invece in alcuni momenti è veramente cattivo e sembra prendersela sul serio contro le istituzioni e coloro che comandano.
Nel film come al solito l’ attenzione filologica per l’ uso del linguaggio è sempre altissima, soprattutto nelle scelte lessicali che contraddistinguono il corvo Nerone.
I giochi di parola sono sempre iperbolici come anche le trovate di sceneggiatura per mettere Tomas in grado di rifilare le sue classiche battute a sfondo sessuale (indimenticabili).
Film di genere, dunque, che spaventa per la sua solita pochezza ma che emerge nei confronti di una cinematografia nazionalpopolare ormai scomparsa e sostituita da una televisione che ha fatto della volgarità la sua cifra stilistica.
Una volgarità di volti e parole e (non)messaggi.
Una volgarità al cui confronto i vaffanculo e li mortacci tua di Tomas sembrano alle mie orecchie

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