Regia di Terence Hill vedi scheda film
Thomas, arzillo anziano, in sella sulla sua moto verso la Spagna conosce la giovane scapestrata Lucia. Fra i due si crea da subito un legame di amicizia che viene cementato dalla forzata prosecuzione del viaggio insieme.
In quasi qualsiasi altra circostanza si potrebbe parlare di occasione sprecata o di revival maldestro; in questa occasione però è necessario aprire delle robuste parentesi e chiudere un occhio bonariamente sugli evidenti limiti del prodotto. Perché Il mio nome è Thomas è una regia di un attore, tanto per cominciare, che già qualche altra volta si era cimentato dietro la macchina da presa, ma solamente per diletto o per lavori televisivi di scarso impatto estetico/artistico; il fatto che però questa pellicola esca al cinema è fondamentale per i suoi obiettivi. Il primo, evidenziato dalla dedica sui titoli di coda, è il saluto commosso all’amico di sempre Bud Spencer, la cui assenza è avvertibile a più riprese nel film; il secondo è l’ampio respiro della storia, ambientata per lo più nel deserto spagnolo come gli spaghetti western del tempo che fu, quelli che videro nascere il personaggio – e con sé il nome d’arte – di Terence Hill proprio in coppia con Spencer/Carlo Pedersoli. Certo, ormai Hill/Mario Girotti è succube del Don Matteo televisivo che gli ha garantito la popolarità nella sua ‘terza età’ artistica e questo Thomas ne è per tanti versi fratello, al di là dei richiami religiosi disseminati in lungo e in largo per la storia (sceneggiatura del regista/protagonista e di Luisa Tonon); ma non si possono non vedere allo stesso tempo le affinità con Trinità, un altro dei personaggi che hanno maggiormente caratterizzato la carriera dell’attore. In questo cocktail dosato in maniera sbadata, ma affettuosamente sincera, fra scelte registiche discutibili e recitazioni allo sbando, emerge infine lentamente, ma poderosa, la suggestione del racconto autobiografico, che assume contorni concreti nella parte finale della trama quando Thomas va incontro a un lutto inaspettato e ingiustificabile come quello che subì Hill con la scomparsa prematura del figlio ad appena 17 anni nel 1990. Appurato che il cuore – le buone, meravigliose intenzioni – non basta per realizzare un bel film, Il mio nome è Thomas rimane comunque opera degna di nota e capace di suscitare qualche sorriso e qualche lacrimuccia: non poco. Curioso il titolo per il mercato tedesco: Il mio nome è Qualcuno, in antitesi con il celebre Il mio nome è nessuno diretto da Tonino Valerii nel 1972 e, ovviamente, con Terence Hill protagonista. 4,5/10.
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