Regia di Gillo Pontecorvo vedi scheda film
Una fabbrica minaccia licenziamenti e le operaie la occupano. A capo della protesta c'è Giovanna, che pure non trova appoggio da parte del marito.
Giovanna, dal nome della protagonista, è uno dei primissimi lavori realizzati da Gillo Pontecorvo; dietro la macchina da presa il Nostro mostra già una discreta sicurezza, illustrando con criteri neorealisti (crudezza, verismo, ambientazione popolare con interpreti presi dalla strada o quasi) una storia da lui stesso scritta, insieme a Franco Solinas. Si tratta di un esempio pionieristico di cinema civile italiano, un mediometraggio della durata di 37 minuti nel quale viene messa in scena la vicenda dell'occupazione di una fabbrica tessile toscana da parte delle operaie, a rischio licenziamento. Sicuramente non un argomento facile per il nostro cinema, ma perfettamente in linea con il racconto che il neorealismo, dall'immediato dopoguerra, stava facendo dell'Italia: attraverso le asperità e i drammi del quotidiano possiamo conoscere in maniera più approfondita e ravvicinata la situazione reale del Paese in quel preciso momento storico; e tutto questo - va sottolineato - nonostante si stia parlando di un lavoro di fiction e non di un documentario. Inserito anche all'interno della pellicola collettiva La rosa dei venti, con episodi firmati inoltre da Joris Ivens, Alberto Cavalcanti, Yannick Bellon, Alex Viany e Sergej Gerasimov; l'esordio in lungometraggio per Pontecorvo arriverà solamente due anni più tardi con La grande strada azzurra. 6/10.
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