Regia di Umberto Lenzi vedi scheda film
Come appaiono lontani quei tempi: per me che non li ho vissuti sembra quasi un'altra Italia. Un po' come diceva Pasolini quindic'anni dopo aver girato Accattone, certe realtà sociali durano il tempo di qualche stagione, possono essere immortalate da chi ha l'occhio giusto per guardare, ma a distanza di tempo sorge il dubbio che il cambiamento non sia stato in meglio ma in peggio, forse perché da quella realtà ci si è sempre più distaccati per qualcosa di più effimero, intangibile. E' lontana quella realtà dove ogni muro era ricoperto di simboli politici, è lontana quella realtà del cinema popolare come ingenuo svago o dei bar come luogo altrettanto spensierato per parlarsi. Certo, la maggior parte dei poliziotteschi non sono film memorabili, ma hanno tutti quell'essenza artigianale e spontanea che oggi sarebbe irriproducibile, anche i film che cercano di calcare certe orme risultano al confronto forzati. Forse solo Tarantino, con le sue cineprese e le sue pellicole, era riuscito a riprodurre qualcosa di affine, seppur spingendo il lato autoriale al limite, conferendo a questo genere di film un sottotesto noir/hard boiled quasi inedito. Venendo a questo film di Umberto Lenzi, devo dire che l'ho trovato una piacevole variazione rispetto ai canonici "X a mano armata". Lenzi di solito è l'uomo di Milano odia oppure "l'uomo degli inseguimenti", in questo film il cinismo e le acrobazie automobilistiche lasciano invece spazio a dell'ironia inserita al posto giusto, che conferisce ai personaggi una certa carica fumettistica, un po' come imparareranno a fare pochi anni dopo Walter Hill e John Carpenter. L'azione non lascia ancora il posto alla comicità come nei film su Nico Giraldi, ma il tono generale del film è meno cupo e battagliero del solito, a partire dal protagonista, Rambo, interpretato da un Tomas Milian come sempre eccezionale. Io ho una predilezione per questo grande attore e trovo sempre molto piacevole guardarlo recitare, non sarà il De Niro italiano, ma il passaggio da personaggi come lo spietato proletario "Il gobbo", lo psicopatico Giulio Sacchi di Milano odia, lo scapestrato Monnezza e l'ultra(!)scapestrato Nico Giraldi, non è da tutti. Queste tinte di comicità che sempre si addicono agli action, vengono contrapposte da sparatorie che sono il vero punto forte del film: piuttosto che repentini inseguimenti, questa volta i buchi rossi dei proiettili e il rumore delle nocche sui volti sono più efficaci che mai; Lenzi è sempre stato molto bravo a dare dinamicità alle scene d'azione, ma in questo film è stato più conciso che mai. Un'ora e trenta dal body count molto alto ma ben distribuito lungo tutta la durata, un film d'intrattenimento che si fa guardare piacevolmente e che ha come ciliegina sulla torta l'ennesima ottima colonna sonora di Franco Micalizzi. Passiamo sopra ad ogni possibile accusa di fascismo, davvero fuori luogo, stavolta comunque in parte scampata grazie alla scelta di non rendere Rambo un eroe ma anzi un criminale che si trova per una volta ad uccidere per qualcosa che vada oltre al guadagno. Una piccola perla nello sterminato panorama dei poliziotteschi anni '70.
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