Regia di Fabrizio Ferraro vedi scheda film
Due colossi di marmo. Un sentimento udibile solo nel silenzio dell'attesa.
Due statue. Monumentali, immobili, mute, e pure dimenticate. Accantonate nell’oblio da quando, quattro secoli fa, qualcuno le ha rifiutate. Ha negato la loro bellezza, e le ha volute affondare nell’abisso delle cose che sono sembrate inopportune, che sono arrivate come intruse, per le quali non c’è posto in questo mondo. Gesù e Giovanni Battista. Il primo a capo chino, il secondo con la mano alzata nel gesto del battesimo. Un movimento immortalato nella sua scultorea solennità, forse sgradito proprio perché apparentemente privo del fremito della rivelazione, del timore che naturalmente incute la discesa dello spirito divino sulla materia umana. I corpi pesanti come zavorre, tanto che rischiano di far crollare le volte sottostanti al loro passaggio, non sono immagine degna di un rito celeste. Non hanno la leggerezza del vento che sussurra. Sono macigni inerti, ancorati al suolo, fonti di fatica, infinitamente lontani dal volo che porta verso il Paradiso. Sono uomini fra altri uomini, che, di giorno e di notte, hanno duramente lavorato per ridare loro la vita, per sganciarla dalla umiliante prigionia della pietra che incatena i passi. Due giganti si fanno trascinare con amorosa lentezza, attraverso le stanze di un museo, le strade di una città, le navate di una chiesa. Si lasciano circondare dalla paura di chi riconosce in loro una enorme fragilità, rendendole preziose, meritevoli di amore e premura. Ogni istante conta. Conta ogni centimetro guadagnato in un cammino impossibile, verso una meta appartenente ad un domani che si avvicina sgranando un rosario, ponendo pazientemente in fila interminabili minuti di eternità. La macchina da presa si lascia docilmente condurre per mano, lungo questa attesa che è un andare avanti con modestia e devozione, sottomettendosi alle leggi del tempo, che sono freni ai desideri, e guide per la virtù. La saggezza non ha fretta. Non corre, e sopporta la sofferenza senza pretendere di poterla sconfiggere con la forza della volontà che supera gli ostacoli in volata. Questa storia è la monumentale parabola della gloria che nasce dallo stare quasi fermi, aspettando il momento giusto per conquistare un'altra minuscola vittoria su un destino avaro e nemico dei protagonismi. I suoi protetti sono coloro che tacendo, sperano. Coloro che, giunta l’occasione, la colgono con circospezione, senza sciuparla con un miope eccesso di orgoglio. Come Gesù, Giovanni Battista, e il loro corteo di fedeli e deferenti accompagnatori. Nella prudente gradualità del procedere si trova la vera essenza dello stare insieme, che è il punto d’incontro in cui chi segue e chi guida si confondono, diventando tutt’uno.
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