Regia di Mario Monicelli vedi scheda film
Indimenticabile film di Monicelli, con il mitico "Albertone nazionale "
Alberto è quello che abitualmente, nel gergo popolare, viene definito il classico “pover’uomo”, ruffiano e servile con i potenti o anche solo con i superiori, mentre è prepotente e prevaricatore con i deboli. Lavora come impiegato in un cappellificio, è un codardo, talmente vile che cerca in tutti modi e grottescamente di accaparrarsi il favore del direttore. Arriva a proporsi come “cavia” mettendosi in testa uno strano cappello e cosi testare gli effetti sulla gente, al contempo dispensa falsi complimenti alla sua capoufficio una vedova che tollera le sue sviolinate, perché tutto sommato, infatuata di lui. Alberto abita con la vecchia zia e la domestica, che lo coccolano e viziano, in una dimensione confortevole e sicura, un rifugio da cui non ha alcuna intenzione di allontanarsi, perché è un vigliacco annichilito dalla paura degli altri, al punto che si annota su un taccuino tutto quello che gli succede, in modo da trovarsi eventualmente preparato nel caso gli venisse richiesto un alibi da fornire. Insomma è un personaggio ridicolmente negativo, pessimo a tutto tondo, un paranoico, pusillanime e opportunista, quando il direttore coglie lui e la vedova in atteggiamenti equivoci, licenzia lei e non lui, perché meschinamente Alberto si tira indietro. Si vuole tenere lontano dai pericoli, ma paradossalmente li attira come una calamita e quando si mette nei guai, cerca sempre di trovare il capro espiatorio, teme che tutti lo vogliano incastrare, la parrucchiera Marcella gli piace, ma se ne guarda bene dal corteggiarla, perché minorenne, aspetta dunque che compia la maggiore età, ma nel frattempo lei ha trovato un altro corteggiatore, decisamente over ,lui si vanta con gli amici della “conquista” e il suddetto lo aspetta sotto casa per dargli una lezione. Rinviene dell’esplosivo nella sua cantina, appartenuto ad un antenato bombarolo e comincia a errare per la città per cercare un luogo sicuro dove disfarsene, ma siccome è goffo , pasticcione e spesso parla a vanvera ,finisce col farsi notare e arrestare, addirittura sospettato di attentato dinamitardo, in soccorso arriva la vedova, ex collega,che al commissario confida, compromettendo la sua reputazione,che Alberto non poteva aver commesso il reato, perché in sua compagnia, i colleghi nel frattempo si sono defilati tutti, allorquando sbuca fuori il vero attentatore, lui ormai prosciolto, meschinamente la rinnega.Un eroe dei nostri tempi è uno dei personaggi più riusciti di un attore strepitoso e versatile, direi unico nel panorama della nostra cinematografia, che ha saputo interpretare e dare credibilità e colore, a qualsiasi ruolo. Monicelli, Sonego e Sordi trittico semplicemente stellare, hanno costruito una maschera indimenticabile ed emblematica in quelll’Italietta, postbellica ,piccina e provinciale ,a cavallo tra ricostruzione e famoso boom economico. Sordi gli presta il volto e lo connota, con un’ abilità veramente eccezionale, contribuendo all’invenzione di questa icona di mediocrità, divenuta stereotipo per la sue plateale e colorita fisionomia, Nella magnifica carrellata di caratteristi e comprimari d'eccezione,non possiamo non menzionare Tina Pica, Mario Carotenuto, Leopoldo Trieste, Giovanna Ralli, perfino il giovanissimo Bud Spencer,in un simpatico cameo e Alberto Lattuada, perfetto nel ruolo del direttore.
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