Regia di Mario Monicelli vedi scheda film
Alberto, cresciuto con una zia e una vecchia domestica, è affetto da prudenza e conformismo patologici: annota su un taccuino tutto ciò che fa per l’evenienza di dover fornire un alibi alla polizia, passa le serate con due colleghi d’ufficio sognando avventure impossibili, si tiene alla larga dalle donne per non compromettersi, sul lavoro è la personificazione del servilismo; ma un’incredibile concomitanza di eventi sfortunati rischia di metterlo in guai seri. Commedia frammentaria ma molto divertente, dal retrogusto amaro (specialmente nel finale, con la presunta guarigione del protagonista). Sordi gigioneggia da par suo nel ruolo che gli è più consono: il Fantozzi ante litteram, ossia l’omuncolo viscido, vigliacco e opportunista che incarna la cattiva coscienza nazionale. Ma il contorno non gli è da meno, anzi dà l’idea di quali forze in campo poteva spiegare la commedia italiana nel momento del suo massimo fulgore: gli integrati Mario Carotenuto e Leopoldo Trieste, la ruspante Giovanna Ralli, la pretenziosa Franca Valeri, la petulante Tina Pica; in una particina si intravede anche (il futuro) Bud Spencer che fa il fidanzato geloso e manesco.
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