Regia di Kenneth Branagh vedi scheda film
34 TFF - FESTA MOBILE
Il cinema che si allea al teatro, che lo aiuta laddove i limiti fisiologici di aueste ultimo non potrebbero andare, permettendo una fruizione globale di una rappresentazione al contrario precisamente localizzata.
Nulla di nuovo all'orizzonte ma la conferma che due forme d'arte possono collaborare, rispettandosi e valorizzandosi reciprocamente, traendone ambedue un vantaggio.
Da un noto teatro londinese, attraverso una scenografia di piazza italiana di una città anni '50, ecco una nuova versione della tragedia shackespeariana più nota e rappresentata dopo l'Amleto.
Richard Madden e Lily James sono bellissimi ed ispirati e si muovono in un contesto che l'autore ha voluto associare al mondo felliniano de La Dolce Vita, creando una commistione di stili che rimane suggestiva senza stravolgere il nocciolo centrale della vicenda.
Persino l'immancabile, sia in una tragedia shackespeariana, sia in un lavoro cinematografico di Branagh, Derek Jacobi ci delizia nel ruolo di un attempato ma per nulla domo dandy Mercuzio, tutto fuoco ed orgoglio viscerale.
Ad inizio riprese Branagh interviene sul palco a precisare che Richard Madden si è infortunato ad una gamba e pertanto alcune acrobatiche scene d'azione sonosonostqte modificate per l'occasione, evitando di rinunciare alla rappresentazione, dando vita ad uno spettacolo in un certo senso unico ed esclusivo: è uno dei poteri esclusivi che ha il teatro e non il cinema, e che questa fusione valorizza e, grazie al cinema, in qualche modo diventa eterna.
Ad inizio film un gruppo di simpatici teenagers apre lo spettacolo raccontandoci cos'è per ognuno di essi l'amore è in parole mio povere, semplici e schiettezza, qual è il senso pratico della nota tragedia che lega Romeo a Giulietta: ne esce fuori un sunto moderno, schietto, e molto divertente, spunto goliardico e a tratti comico utile per anticipare uno spettacolo di grande tenuta scenica e perfezione corale.
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