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Kenneth Branagh Theatre Company - Romeo e Giulietta

Regia di Kenneth Branagh vedi scheda film

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La recensione su Kenneth Branagh Theatre Company - Romeo e Giulietta

di yume
8 stelle

Secondo appuntamento di teatro al cinema targato Kennet Branagh

locandina

Kenneth Branagh Theatre Company - Romeo e Giulietta (2016): locandina

 

La domanda è: perché Branagh ha scelto Romeo & Juliet come secondo capitolo della triade teatral/cinematografica messa in scena al Garrick Theatre di Londra, Charing Cross Road, West End e portata nei cinema di tutto il mondo da Nexo Digital con media partner Sky Arte HD, MYmovies e il sostegno del British Council?

Dopo Racconto d’inverno, raffinatissima tragedia shakespeariana così poco nota e così intensa (v. post sullo spettacolo ) e prima di Osborne, in cartellone a gennaio con The Entertainer, quando Branagh nel ruolo di Archie avrà il suo da fare per oscurare il mito di sir Laurence Olivier, ci si è chiesti perché mettere in scena la quarantunesima versione cinematografica di una delle storie d’amore più note del globo terraqueo.

 

Lily Collins, John Madden

Kenneth Branagh Theatre Company - Romeo e Giulietta (2016): Lily Collins, John Madden

Ma poiché ogni tentativo di risposta si rivelerebbe arbitrario e l’eterna contemporaneità di un testo shakespeariano, con la sua stratificata e inossidabile bellezza, è capace di vincere sfide di ogni tipo, cediamo volentieri ancora una volta alle suggestioni di una storia che, dal mito ovidiano di Piramo e Tisbe, non conosce soluzione di continuità.

 

John Madden, Lily Collins

Kenneth Branagh Theatre Company - Romeo e Giulietta (2016): John Madden, Lily Collins

 

Amore e morte, giovinezza e bellezza, faide famigliari e distruzione di ogni aspettativa di vita, Capuleti e Montecchi ieri, famiglie potenti oggi, la donna ieri e la donna oggi, somiglianze e differenze.

Denominatore comune e intramontabile: l’amore.

Tenero, adolescenziale, eppure capace di radici inestirpabili, divinità che esige sacrifici cruenti, eterno demone socratico “ né bello né brutto, né giovane né vecchio…”, cet amour è il padrone della scena, dal primo sguardo al ballo in casa Capuleti alla morte dei due ragazzi nella cappella di famiglia.

Intorno a questo amore così arioso, così splendido creatore di parole bagnate dalla luce del sole, ruota un mondo di streghe e stregoni, donne fatue e uomini arroganti, poco importa se vestiti in calzamaglia rinascimentale o grisaglia anni ’50.

 

John Madden

Kenneth Branagh Theatre Company - Romeo e Giulietta (2016): John Madden

 

Prima dell’inizio Branagh ci comunica dal proscenio che sarà appunto l’Italia di quegli anni a fare da sfondo.

Fellini con la sua Dolce Vita sono i referenti di elezione, la scelta del bianco e nero cinematografico è conseguente.

Bella la scelta cromatica, ottima l’ambientazione, ma il clima felliniano è solo un pio desiderio appoggiato su non si sa cosa.

Il mondo resta shakespeariano, inutile sperare che il gran Bardo ceda i suoi diritti d’autore, e dunque il repertorio del tragico e del comico, la loro inimitabile fusione o alternanza, l’opulenza linguistica che sembra non aver mai fine, quella capacità di tessere immagini, di farle vivere come oggetti plastici, di trasformarsi nel passaggio di bocca in bocca assumendo i connotati perfetti del parlante, tutto questo resiste e Romeo and Juliet sono sempre loro, eterni nella loro sconsiderata e meravigliosa innocenza, shakespeariani a dispetto di tutto.

 

La Dolce Vita è altra cosa, nonostante Valeria Ciangottini e quell’ultimo, brevissimo flash, la tentazione di purezza di Marcello.

Romeo e Giulietta sono circondati dallo stesso degrado antropologico:

Verona è qui
Verona bella
Qui regna l’odio e la follia
Dovremmo tutti andare via
Qui non c’è spazio per un Re

Verona bella
Sensuale e tragica città
Nel sangue suo si specchierà.
I fiori argentano le vie
Le donne accendono poesie
Ma il Paradiso agli occhi tuoi
È già l’Inferno dentro noi
Verona è qui

ma

I can't do anything except be in love with you

When you gonna realise it was just that the time was wrong juliet ?

 

i Dire Strait sembrano più vicini di Fellini a questo spettacolo, che comunque riesce a catturare fino ad attuare la mimesi perfetta.

Ci si ritrova allora a sperare che, vivaddio, per una volta il finale sia diverso, e quella maledetta fialetta di veleno si rompa, o che Juliet la smetta di dormire un minuto prima, o che il maledetto frate pasticcione arrivi in tempo!

 

Branagh, da ottimo attore shakespeariano prima ancora che regista, versatile e intelligente quanto basta per non tradire il testo, pur cercando strade personali d’interpretazione, fornisce in definitiva una versione molto apprezzabile, nuova per scelte di regia e adattamenti testuali.

Ai costumi rinnovati che sostituiscono crinoline e braghe colorate d'epoca con eleganti completi giacca/pantalone grigio ferro e pratici  abitini floreali strizzati in vita stile Marylin, si abbina l’invecchiamento di Mercuzio, che da coetaneo compagno di bisboccia di Romeo diventa un anziano dandy interpretato da Derek Jacobi, attore prediletto di Branagh (ricordiamo l’odioso patrigno di Hamlet).

Lo spiega sempre dal proscenio Branagh, l’idea è stata riportare in vita Oscar Wilde, immaginato in un bar parigino poco prima della morte. Un ricordo e un omaggio, dunque.

Altro particolare notevole, l‘inserimento di varie battute in italiano. Un’ Ave Maria italiana recitata dalla madre di Romeo è un capolavoro di accento inglese !

Completano la presentazione notizie circa l’infortunio al piede di Richard Madden, il Romeo della storia, problema risolto con qualche carambola in meno e tanta abnegazione in più da parte dell’attore.

Questo Romeo risulta così un po’ meno baldanzoso ma non per questo meno abile spadaccino. I suoi due cadaveri li stende lo stesso, Tebaldo e Paride, ma ne guadagna il lato romantico e indiscutibilmente sexy.

 

E dunque lasciamo ora i due giovanissimi e sventurati amanti cantare ancora la loro eterna canzone:

Non siamo che bambini noi
La morte la inventate voi
Noi siamo burattini
Qui nelle sue mani.

AMA E CAMBIA IL MONDO

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