Regia di Bruno Bigoni vedi scheda film
34 TFF - AFTER HOURS
"Ho imparato che bisogna credere a ciò a cui si vuole credere".
Questa la saggia, lapidaria e anche un pò rassegnata conclusione a cui giunge il cineasta e produttore Bruno Bigoli, come risultato di una vera e propria avventura in cui si imbatte' per caso, complice il suo interesse spasmodico per l'arte e per la collezione di oggetti e opere ad essa inerenti.
Tempo dopo aver acquistato presso un antiquario un vecchio disco con versi dell' amato poeta Rimbaud, il cineasta è contattato da una misteriosa donna francese che gli propone di acquistare una vecchissima foto che dovrebbe ritrarre il poeta nell'ultimo periodo di vita in cui, verso il 1880, lo scrittore ancora giovane, ma già con una gamba amputata, si trovava degente in un ospedale, accudito da un dottore, risultante l'antenato della attuale venditrice.
Bigoni dopo l'offerts va letteralmente in tilt, assillato dal dubbio di stare per essere raggirato, ma anche all'opposto da quello di perdere, in caso di mancata iniziativa, l'occasione della vita, in quanto, se fosse risultata vera, la foto avrebbe aperto alla storia una luce differente e nuova sulla produzione e letteraria del travagliato poeta morto prematuramente a soli 37 anni, ma già inattivo da diverso tempo prima della data di quella foto.
Bigoni ci racconta con gusto tutta questa sua ossessione tramite un mockumentary che pare un giallo ironico e brillante in piena regola, ironico e autolesionista, ma divertente e persino incalzante.
A parte qualche ingenuità di troppo, come il parlare da soli tra sé e se' davanti alla cam, Bigoni ci offre un gustoso ironico racconto di una ossessione dotta e imprudente, frutto di mille ricerche, ripensamenti, consigli dispensati da nomi illustri di colleghi ed esperti dell'autore, ma pure da petsonaggi di cinema, nonché frutto altresi di viaggi a scopo documentativo effettuati sin al museo Rimbaud di Charleroy, fino a giungere ad un epilogo saggio e con sorpresina finale che induce alla massima citata qui sopra.
Con un titolo pertinente ed ironico tratto proprio da un verso di Rimbaud, "Chi mi ha incontrato non mi ha visto" e' una piccola gradita sorpresa per un mockumentary che finalmente lascia da parte l'horror per parlarci di qualcosa di intelligente e colto, restando sui toni leggeri non tanto della commedia, quanto piuttosto della vita, quella reale.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta