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Rosemary's Baby

Regia di Roman Polanski vedi scheda film

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La recensione su Rosemary's Baby

di Antisistema
10 stelle

Fa specie pensare che nell'arco di appena di un decennio gli USA da una nazione ricolma di certezze e con un'armonia apparente, alla fine degli anni 60' s'è riscoperta divisa, lacerata e con tutti i suoi valori fondanti messi in discussione. 

Iniziato con il volto giovane ed "angelico" di JFK Kennedy che con la sua nuova frontiera prometteva una nuova svolta per il paese, nel giro di pochissimi anni ci si ritrova alla casa bianca RIchard Nixon, un vero e proprio demonio reazionario che rappresentava le istanze più cupe della maggioranza silenziosa americana, che ha deciso di mandare in soffitta tutti i propositi di cambiamento per rinchiudersi in sè stessa ed opporsi ad ogni cambiamento. Il cinema non poteva non recepire tali cambiamenti e l'allora giovane Roman Polanski, molto recettivo ai mutamenti della società americana e del mondo che lo circondava, decide di adattare il romanzo di Ira Levin occupandosi della regia e sceneggiatura, sostituendo l'artigiano William Castle che figura solo produttore di Rosemary's Baby (1969). 

Dio, Patria e Famiglia sono il motto con cui i conservatori ci frantumano le palle da decenni a questa parte, riuscendo ad attirare folle oceaniche con questo motto anche nel nuovo millennio, facendo incetta di boccaloni che ancora credono a queste scemenze come principi fondamentali di una grandezza ipotetica del proprio paese, poichè nella realtà fanno tutto il contrario di quanto enunciato da questo slogan. Guy Woodhouse (John Cassavetes) è un giovane e brillante attore con piccole parti in opere teatrali come "Lutero" e pronto a spiccare il volo, ha come consorte la giovane e bella Rosemary (Mia Farrow), un bel appartamento in un elegante palazzo di New York, dei vicini di nome Minnie Castevet (Ruth Gordon) e Roman Castevet (Sydney Blackmer) molto "invasivi" ma tutto sommato premurosi e una compagnia consistente di altri vicini con cui lega seppur tutti di età molto avanzata. 

Frustrazione e stress generato da una parte remunerativa e che permetteva molta visibilità, andata persa a scapito di un altro concorrente mandano nello sconforto Guy; l'appartamento deve essere ancora completato ed i progetti di avere dei figli con Rosemary sembrano così andare a monte, ma cosa peggiore è il dover rimandare le proprie ambizioni e questo per un attore che ha un tempo limitato per arrivare al successo può essere potenzialmente distruttivo per la propria carriera. 

 

Mia Farrow

Rosemary's Baby (1968): Mia Farrow

 

Essere delle persone di successo nell'odierna società capitalista è fondamentale per avere potere, fama e denaro; è un sistema perverso fondato sulla sopraffazione tra esseri umani, dove alla fine i pochi in cima hanno tutto e di più, mentre quelli in basso vengono relegati ai margini con una vita da schifo e uno stipendio da fame. In una società fondata su tali paradigmi, Dio, patria e famiglia sono tre parole prive di significato, poichè si venderebbe volentieri l'anima al diavolo pur di arrivare al successo personale a scapito degli altri. Dopo una lunga parte iniziale molto quotidiana, girata con uno stile quadrato da parte di Polanski nel descrivere i due coniugi protagonisti, concedendosi una sola divagazione onirica sull'educazione cattolica di Rosemary, la macchina da presa ci mostra un appartamento dalle pareti bianche, simbolo di un futuro tutto da scrivere per i due coniugi, per poi virare sempre più su uno stile più rarefatto, oppressivo e ansiogeno. 

Per Guy le cose improvvisamente si mettono per il meglio ottenendo la parte agognata, venendo inoltre cercato da molti rinomati studios, mentre Rosemary finalmente è incinta con sommo gaudio dei due coniugi e dei loro vicini, che subito prendono a cuore le sorti della giovane, entrando sempre più nella loro vita, finendo con il controllarne tutti gli aspetti. Dal momento del concepimento in poi la regia di Polanski si libera di ogni restrizione formale, tra inserti onirici dai forti carici simbolico-telelologici e carrelli combinati con la macchina a mano, il regista sprofonda Rosemary in uno stato oppressivo ansiogeno, accentuato dal carattere claustrofobico di un appartamento e dei vicini sempre pià invasivi e un dolore lancinante al grembo che la perseguita per mesi, facendole perdere dei chili e riducendo la cera del suo viso in uno stato sempre più sciupato e cadaverico, più una donna dai caratteri "demoniaci" nell'aspetto che la bella figura che avevamo conosciuto all'inizio. 

 

Mia Farrow, John Cassavetes

Rosemary's Baby (1968): Mia Farrow, John Cassavetes

 

Rosemary's Baby è una pellicola di paura e angoscia che si insinua sempre più poco a poco, tramite la grande abilità di Polanski nel saper gestire alla perfezione la regia tramite una messa in scena sobria negli interni dell'appartamento e capendo benissimo come tramite l'uso dell'allusione, il non mostrare e con dei piccoli ma decisivi movimenti di macchina, si può creare un'atmosfera di terrore che si fa strada fotogramma dopo fotogramma accentuato da una realtà e fantasia sempre più confuse tra loro, per giungere ad un finale dissacrante che sovverte tutti i canoni fondativi della società umana; Dio è morto si dice, non l'ha ucciso Satana, ma la società fondata sul sulo denaro e un capitalismo sfrenato, in cui si è pronti a sacrificare gli altri pur di ottenere il successo, è questo il vero orrore insostenibile e accennato nella sequenza conclusiva, giungendo ad un finale sospeso che finisce con il gettare una luce perversa anche su chi è puro, arrivando a corromperne l'animo e ad introdurlo così nella società odierna in cui per indole naturale si è predisposti anche se non si vorrebbe farne parte. 

Un thriller-horror che sfrutta il genere per elevare la materia a film d'autore, divenendo una metafora dell'arrivismo senza scrupoli del mondo di oggi, sfruttando un John Cassavetes mefistofelico e sottile e un'androgina Mia Farrow credibile in tutte le fasi dell'evoluzione del suo personaggio, passando da una novella ed innocente "Doris Day" sino ad un'ottima gestione della propria sanità mentale messa alla prova di orrori irrazionali che si pensavano essere spazzati via dal progresso, dai palazzoni e dallo sviluppo urbano, che invece sono perfettamente connaturati alla società essendosi semplicemente evoluti con essa e per questo così spaventosi da non poterci credere ed impossibili da capire anche da parte di chi è sostenitore della scienza (il ginecologo Hill). Rosemary's Baby insieme alla Notte dei Morti Viventi di George A. Romero (1968), è il film che rivoluziona l'horror portando il genere in un'ambientazione non solo insospettabile (New York), ma anche contemporanea, emancipandosi dalle ambientazioni del passato lontane decenni rispetto al momento in cui si gira il film o sfruttando ambientazioni gotiche. La pellicoal segna la prima accettazione dell'horror nel mondo Hollywoodiano che avrà poi la piena consacrazione con l'Esorcista di William Friedkin (1973), ottenendo un grande successo ai botteghini con oltre 30 milioni e due nomination agli oscar per miglior sceneggiatura non original e attrice non protagonista (Ruth Gordon); a distanza di oltre 50 anni ci si ritrova innnazi ad un capolavoro assoluto della storia del cinema ed il miglior risultato del regista polacco insieme a Chinatown (1974). 

 

Mia Farrow, John Cassavetes, Ralph Bellamy

Rosemary's Baby (1968): Mia Farrow, John Cassavetes, Ralph Bellamy

 

Film aggiunto alla playlist dei capolavori : //www.filmtv.it/playlist/703149/capolavori-di-una-vita-al-cinema-tracce-per-una-cineteca-for/#rfr:user-96297

 

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