Regia di Roman Polanski vedi scheda film
Uno dei migliori film di un Polanski ancora giovane, ma che già si poneva tra i massimi rappresentanti di quell'ambiguita' cinematografica che spezza le convenzioni del racconto tradizionale per trasformarlo in un incubo, orchestrato con mano da maestro. Già in "Repulsione" con Catherine Deneuve, girato in Inghilterra pochi anni prima, il regista polacco aveva toccato livelli eccellenti nella confusione di reale e surreale, e questo "Rosemary's baby" non gli è da meno: il crescendo di stranezze e di inquietudine è realizzato con grande padronanza del ritmo e un'intelligente rielaborazione di suggestioni gotiche e di orrore puro. Polanski ha il dono di sapersi adattare a differenti sistemi produttivi: qui esordisce ad Hollywood adattando un romanzo di successo di Ira Levin e dimostrando tutto il suo talento nella direzione degli attori: Mia Farrow è del tutto credibile nel ruolo della sposina travolta da eventi a dir poco inquietanti e ritroverà questa ricchezza espressiva solo in alcuni film di Woody Allen; John Cassavetes dimostra di essere anche un bravo attore oltre che un grande regista e Ruth Gordon si guadagna un meritato Oscar come migliore attrice non protagonista. È un thriller orrorifico che ha fatto scuola, ma è anche una magistrale lezione del potere del cinema di trasformare il realismo in angoscia grazie ad una sostanziale ambiguità della rappresentazione filmica.
Voto 9/10
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