Regia di Roman Polanski vedi scheda film
Rosemary e Guy sono una coppia che si trasferisce a New York in un appartamento nel quale pare siano accaduti strani episodi. In seguito al suicidio di una giovane donna, Ro e Guy conoscono i misteriosi Roman e Minnie, anziani quanto misteriosi vicini di casa, di cui la donna era la governante. La frequentazione con i due vegliardi diventa morbosa, tanto che Guy ne fa quasi dei mèntori: Rosemary invece rimane distante, anche se pian piano la loro vita e quella dei due anziani diventa quasi simbiotica. I due giovani, in crisi per via dell’immediato troppo lavoro di lui, provano ad avviare una gravidanza, che si concretizza dopo che Rosemary ha un terrificante incubo in cui sogna di essere posseduta da un essere non umano. Nella donna monta il sospetto che tutto sia organizzato contro di lei, dato che la sua vita viene controllata perennemente e non si permette a nessun altro di entrare nella sua quotidianità; il tutto per rubarle il bambino e addirittura sacrificarlo ad una setta satanica di cui anche Guy ormai fa parte…
Grandissimo classico dell’horror, è una parabola demoniaca sottile e pungente, di quelle che fanno dei dettagli, dei volti e delle atmosfere il fulcro della paura. E ne è pregno il film, senza tuttavia mai mostrare sangue, o rituali macabri (se si esclude la sequenza onirica), o riti sacrileghi: il terrore è “hitchcockiano” ossia dettato da personaggi e dalle loro azioni, alcuni dettagli ricordano l’Overlook hotel di kubrickiana memoria: a metà strada tra thriller (lo spettatore si immedesima con la protagonista e insieme a lei scopre le vicende) e horror (di quelli ovattati e penetranti), “Rosemary’s baby – Nastro rosso a New York”, è, più ancora de “L’inquilino del terzo piano” il manifesto del Polanski-pensiero. Giù il cappello per una pellicola da tenere sulla mensola a tutti i costi.
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