Regia di Barbara Albert vedi scheda film
"Vi sbagliate se pensate che la vista sia il senso che più di tutti aiuta a scoprire la verità di una circostanza".
A fine 1700, in Austria, la giovane Maria Theresa Paradis, appartenente ad una nobile famiglia un pò decaduta, e divenuta completamente cieca all'età di tre anni a seguito di una violenta forma di gotta che ne ha compromesso ed infiammato gli organi della testa, ha in seguito sviluppato una passione ed un talento verso la musica, ed in particolare nei confronti del piano, da esporla alla curiosità della corte, spingendo l'Imperatrice a volerla a corte e a conferirle una speciale pensione a supporto del suo disagio. Quando la famiglia scopre che un medico sta utilizzando una particolare cura in grado di ridare la vista ai non vedenti, e vi sottopone contro voglia la giovane Maria Therese, costringendola ad un soggiorno forzato presso la sua dimora, assieme ad altri malati come lei, ecco che per la ragazza inizia un periodo che pare una tortura, ma che sarà in grado di farle procurare notevoli progressi, al punto da ridarle il dono ed il senso perduto.
Ma mentre l'emozione del tornare a vedere conferisce turbamenti alla giovane, che nemmeno riesce più bene a suonare, dall'altro i faziosi genitori della ragazza, impauriti che a corte decidano di togliere il vitalizio alla ragazza, si lasciano influenzare da false notizie che tentano di infangare l'attività forsennata del medico, gettandolo nel discredito e nel ridicolo.
Fatto sta che ci vorranno nuovamente le tenebre per conferire alla ragazza il tealento dei tempi in cui veniva considerata un fenomeno, guadagnandosi amicizie preziose come quella di Mozart.
Inserita in un contesto scenico scrupolosamente aderente al periodo storico in cui è ambientata la vicenda, Mademoiselle Paradis racconta, senza particolari scossoni emotivi, e con una narrazione non proprio innovativa, né invero particolarmente appassionante, ma comunque piuttosto efficace, una vicenda di un prodigio artistico unito ad uno medico, affossati entrambi dall'avidità e da mire economiche che rendono inutili da una parte di miracolosi prodigi di una scienza ancora agli albori, ma già efficace, e dall'altro le eccezionali doti che si racchiudono per una volta su una figura femminile che diviene un baluardo delle prime orgogliose conquiste che l'universo femminile.
Una dimensione, quella femminile, da sempre tenuta alla lontana da certe dinamiche e specializzazione artistiche e scientifiche, comincia proprio in quel fine secolo a conquistarsi a fatica, non senza ostacoli ed infingardi tranelli da parte di una predominanza maschile soverchiante e tiranna.
Nel ruolo dell'ottima protagonista, ritroviamo un volto conosciuto positivamente di recente: quello solare e inizialmente perso nella tenebra di Maria-Victoria Dragus, vista protagonista nel bel film del romeno Cristina Mungiu, "Un padre, una figlia".
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