Regia di Jaume Balagueró vedi scheda film
Confuso, noioso, incoerente. Produzione della spagnola Filmax che -celata dietro una confezione da horror- sviluppa invece un tentativo di cinema d'Autore destinato a naufragare nel trash più involontario.
Samuel (Elliot Cowan), docente di letteratura, ha una relazione con un'alunna finché quest'ultima si toglie la vita. Sconvolto dall'evento, tempo dopo viene turbato da un fatto di cronaca: vittima una italiana, uccisa in un modo e in un luogo, preannunciato da un sogno. Indagando, viene a conoscenza di un inspiegabile fenomeno che vede coinvolti grandi letterati del passato. Sette, sono le muse, divinità ispiratrici e non sempre benevole.
La spagnola Filmax di Julio Fernández è l'equivalente dell'americana Blumhouse: produce cioè velleitarie pellicole, che spesso nascondono -dietro la definizione di genere horror o thriller- irrisolti e bislacchi tentativi di cinema d'autore. La settima musa (produzione per la quale Fernández mobilita mezzo Mondo) testimonia ulteriormente -se mai ce ne fosse bisogno- come Balagueró abbia certamente sbagliato mestiere come sceneggiatore, mentre -come regista- sprofonda nell'immenso oceano dei mediocri nonostante, inspiegabilmente, dimenticabili (dimenticati e sovrapponibili) film come Darkness, Nameless o Rec 4 possano contare su uno zoccolo duro di accaniti difensori. Per stare sul pezzo specifico, è strabiliante come Balagueró riesca a sprecare un'ottima idea di partenza (quella delle muse appunto) riuscendo a perdersi dopo soli dieci minuti. La trama è indecifrabile, astrusa, ridicola e quasi inenarrabile come dimostrano le varie sinossi, mai in grado di addentrarsi nel caos di una seconda parte confusa e decisamente indescrivibile.
Anche la regia si dilunga senza alcun stimolo o spunto creativo, sminuita ulteriormente da una colonna sonora legnosa, in un tempo (107 minuti) che sembra infinito, durante il quale non si prova alcuna emozione, essendo impossibile empatizzare con i personaggi/macchiette dai profili mutevoli e mutanti. Raramente si avverte la sensazione di perdere tempo come durante la visione de La settima musa, film pesante e impossibile da seguire. Prima di chiudere con una citazione che in pratica si adatta perfettamente al prodotto, rimane da sottolineare l'amarezza dovuta al fatto che -in Italia- questi sono i titoli destinati alla pubblica programmazione, nelle sale cinematografiche. La settima musa rientra di sicuro nella (personale) top ten dei film più brutti di sempre.
"Questo è il finale più triste di tutti, e come tutte le storie presto sarà dimenticata." (L'unica frase sensata, che calza al film, anticipa i tanto sospirati e liberatori titoli di coda)
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