Regia di Jaume Balagueró vedi scheda film
"Le muse giocano con le parole, ed usano i poeti per entrare nelle vite della gente..."
Un brillante professore di lettere ha una relazione clandestina con una sua bellissima e dotata alunna.
Il giorno stesso in cui la ragazza, insofferente di tutta la segretezza che circonda il loro rapporto, chiede all'uomo di dichiararle il suo amore eterno, questa poco dopo si suicida.
Traumatizzato e sconvolto, ritroviamo l'uomo a distanza di un anno, ancora in preda allo shock di quella tragedia, ma altresì sconvolto da un sogno ricorrente, fitto di particolari agghiaccianti e sanguinolenti che gli provocano sobbalzi e tensioni devastanti.
Il giorno in cui un omicidio di una donna si rivela identico alle dinamiche sadiche vissute in sogno dall'uomo, ecco che il professore, indagando e raccogliendo indizi in segreto sul luogo del delitto, incrocerà il suo tormentato cammino con quello di una giovane ballerina di un locale per soli uomini, pure lei testimone privilegiata nel mondo dei sogni, dell'efferato episodio.
Insieme, nella casa del mistero, i due metteranno mano ad una reliquia che nasconde codici in grado di risvegliare le sette fatidiche, tetre figure femminili che, nella storia dell'umanità, hanno dall'inizio dei tempi ispirato i più grandi autori di testi scritti, coltivandone l'ispirazione, ma procurandone spesso la dannazione eterna.
Ispirandosi ad un romanzo di José Carlos Somoza "la dama numero tredici", il valido regista iberico Jaume Balaguerò si addentra nel fosco ma affascinante sentiero ispirativo che ha reso grandi nomi di autori come Dante, di cui il film cita espressamente alcuni passi notissimi de L'Inferno, e ci conduce entro un mondo tutto luci ed ombre, percorso con sapienza di autore navigato ed assai a suo agio nel rendere e rappresentare atmosfere tenebrose, malate, corrotte o viziate.
Un percorso che conduce il nostro protagonista in un mondo occulto e nascosto, dominato da figure femminili spietate, in grado di dare tanto, ma di richiedere in contropartita molto di più, specie in termini di salute fisica e mentale.
E Balaguerò azzecca una volta ancora soprattutto il taglio lugubre e torvo del film, ricco di suspence e di atmosfere inquietanti, attorno alle quali sette (o solo sei, ma in fondo proprio sette) figure femminili diaboliche finiscono per soggiogare e compromettere le esistenze di chi coltiva, per mestiere e ancor più per passione, l'arte di scrivere e di interessarsi dei testi letterari fondamentali dall'alba dell'umanità ad oggi.
Non che il film - composita coproduzione Ispano-franco-belga-irlandese - risulti esente dai soliti trabocchetti e rimpiattini scontati e facili di cui sono ormai quasi sempre infarciti i prodotti horror, specie quelli di facile presa da cui questo in sostanza si differenzia per sforzo produttivo e stile di ripresa: situazioni e risvolti da manuale, un po' logori tanto sono risaputi, utilizzati troppo comunemente nell'ambito delle pellicole horror per piegare il sentiero narrativo a uso e consumo di una suspence che meriterebbe, con un autore ormai solido e navigato come quello qui coinvolto, ben altre ispirazioni ed originalità.
Ma il gioco complessivo in fondo tiene, e la macchina di regia, agile e ben guidata dall'esperto di genere avvezzo di mestiere come Balaguerò, percorre sinuosa il suo sentiero insanguinato e fitto di misteri, coadiuvato da un cast interessante, variegato e inconsueto, che comprende, a parte un protagonista macho, ma legato in modo stretto al mondo della cultura, reso con una certa banale routine interpretativa da un Elliot Cowan non proprio esemplare, alcuni interessanti "ritorni" come quello "sacrificale" di Franka Potente, del sempre più incartapecorito Christopher Lloyd, Leonor Watling, inquietante quanto basta, la bella Ana Ularu, co-protagonista dai sogni premonitori, e soprattutto della rediviva Joanne Whalley, ottima attrice sparita da tempo, qui esemplare nel rendere la furia rancorosa e vendicatrice di una forza che ha dato tanto, e per questo chiede in cambio un prezzo da pagare assai impegnativo.
"So che prima o poi riusciremo a riportarla indietro: la poesia può fare cose bellissime....".
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